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Il comandante e la cicogna

Regia di Silvio Soldini vedi scheda film

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La recensione su Il comandante e la cicogna

di FilmTv Rivista
8 stelle

È durissima da fare la commedia oggi in Italia, sia per lo forma sia per la sostanza. Forse è impossibile, perché si è sempre superati dalla realtà che è però solo farsa in «questo Paese» (come dicono nei momenti pensosi dei talk show) dove tutti sono innocenti: ma più gli inquisiti si dichiarano “sereni”, meno lo siamo noi. Non lo sono neppure Garibaldi, Leopardi, Verdi, Da Vinci e altri padri della patria (ma anche l’anonimo liberal Cazzaniga dal cuore berlusconiano che dà del comunista all’eroe dei due mondi). Loro ci guardano dall’alto e vedono un’Italia popolata di malfattori squallidi, trafficanti di morale e commissioni e poi di povera gente (siamo a Torino, ma si può scegliere), strani moralizzatori clochard, minorenni in panne e gettati allo sbaraglio nella Rete in pose private. E nello studio d’un avvocato dedito al Milan e a manie di grandezza, pieno di clienti e assessori da galera, si trovano e si amano un idraulico con figli (la moglie, drogata di caffè aspirato dal barattolo, va e viene) e un’artista quasi graffitara dall’aria innocente che non sa come pagare l’affitto. E poi c’è la cicogna, è lei la leggerezza simbolica, il simbolo positivo di qualcosa che deve nascere e speriamo faccia in fretta. Soldini sta in equilibrio un po’ precario, proprio come le gambe della sua cicogna prodigiosa, ma è umanamente ricco di un’amarezza da sempre sentita che si sforza, a volte riuscendoci, di tradurre in balletto grottesco, fino a rasentare la pochade delle mazzette e degli intrighi: si inizia rubando rane nel reparto surgelati, poi si va nel reparto immobiliare. Scegliendo uno stile démi surreale, il regista di Pane e tulipani tiene aperti i suoi bilanci, quello pessimista del come siamo ridotti (tanto lo dice Garibaldi, come aveva previsto Davide Ferrario) e quello che invece ci terrebbe a rendere, tra giorni e nuvole, le famiglie felici ma tutte in modo diverso. Attori non solo bravi ma complici, amici e amanti dell’idea originaria, da Valerio Mastan-drea a Giuseppe Battiston, da Alba Rohrwacher a Claudia Gerini, da Luca Zingaretti a Maria Paiato, non sottovalutando i due minorenni, e gli indovinati, originali titoli di testa alla Saul Bass.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 43 del 2012

Autore: Maurizio Porro

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