Regia di Silvio Soldini vedi scheda film
Ci guardano sconsolati dall'alto i padri della patria e gli esponenti di rango dell'Italia che fu. E ci commiserano. "Duole il petto doverlo ammettere - dice il bronzo ventriloquo di una statua equestre di Garibaldi (la voce è quella di Favino) - ma se avessi potuto prevedere tutto questo sarebbe stato meglio tenersi gli austriaci". L'Italia (siamo a Torino) che sta ai suoi piedi si presenta fin dalla prima scena con due automobiliste che vengono alle mani per ragioni di viabilità e presenta un bestiario di varia umanità fatta di tangentisti, corrotti, cripto-liberal rappresentati da un anonimo a cui è dedicata una statua la cui testa di Cazzaniga finisce anche per rotolare in terra. E poi c'è l'Italia dei lavoratori onesti che tirano avanti nonostante tutto (Mastandrea), con figli a carico e la presenza fantasmatica di una moglie (Gerini) morta troppo presto. C'è l'Italia di chi coltiva ancora il gusto dell'arte (Rohrwacher) ma è costretta a piegarsi a una committenza spocchiosa e grossolana e non ce la fa a pagare la pigione, o quella dei drop out, come il moralizzatore naïf interpretato da Giuseppe Battiston, enciclopedia vivente avvezzo alla citazione colta e in equilibrio precario nella babele linguistica del mondo intero, o, ancora, un nerd adolescente che farebbe di tutto per la cicogna con la quale ha stretto un legame speciale.
La commedia numero tre di Soldini è tutto questo: genio inventivo nei singoli frammenti, spezzoni dell'Italia in disfacimento, ma anche incapacità di raccordare il tutto se non attraverso una metaforizzazione un po' didascalica (il comandante del titolo è lo stesso Garibaldi; la cicogna è il futuro che potrebbe arrivare, entrambi ben al di sopra del formicaio umano che sono costretti a guardare). Al film manca l'impasto, lo sguardo d'insieme, il raccordo tra le tante, azzeccatissime tracce - che costituiscono un puzzle divertente, servito da attori in stato di grazia (col solito Mastandrea da standing ovation) e molto ben scritto - e il senso stesso della fustigazione, che lascia una sensazione di futilità, diluita nella dimensione fiabesca del racconto.
Titoli di coda da non perdere.
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