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Il futuro

Regia di Alicia Scherson vedi scheda film

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La recensione su Il futuro

di millertropico
4 stelle

E' un piccolo film (e nemmeno molto interessante) "Il futuro" di Alicia Scherson che parla della deriva esistenziale di due teenagers (fratello e sorella)  rimasti improvvisamente orfani.

 

 

Versione cinematografica di un romanzetto scritto da Roberto Bolaño, questa pellicola "miracolata" dal fatto di essere transitata dal Sundance, ha la pretesa di impreziosire (ma senza raggiungere pienamente l'obiettivo) la narrazione di un itinerario di maturazione simile a tanti altri, con una descrizione raffinata (persino troppo) di emozioni inespresse e presenze artificiose.

Molte sono insomma le ambizioni (in gran parte fallite) di un'opera piena di riferimenti (spesso ovvi) alla condizione giovanile.

La regista è indubbiamente capace di farci percepire la storia che racconta, mediata da una minuziosa osservazione delle cose, ma questo è uno dei pochi punti a suo favore poiché alla fine il tutto finisce poi per essere soffocato da una scrittura  troppo letteraria  che privilegia una rappresentazione drammatica dei fatti zeppa di elementi che rimangono purtroppo oscuri e pieni di significati secondari altrettanto poco chiari, che rischiano non solo di sconcertare, ma anche di annoiare lo spettatore.

 

Alessandro Giallocosta, Nicolas Vaporidis

Il futuro (2012): Alessandro Giallocosta, Nicolas Vaporidis

 

La vicenda di Bianca e Tomas (i due fratelli) si svolge a Roma durante i torridi mesi estivi.

I due giovani, che continuano a vivere da soli nell’appartamento familiare, sono alle prese con i problemi di un lavoro, necessario per una “sopravvivenza” certa, cosa questa che le problematiche attuali rendono abbastanza incerta.

Il ragazzo conosce due body builder ventenni che praticano piccoli traffici illegali, ne diventa amico  e li ospita nel suo appartamento con il consenso riluttante della sorella.

I due elaborano un piano per derubare un ex attore diventato cieco, famoso interprete dei film in costume (i cosiddetti peplum) che si giravano in gran quantità nella Cinecittà degli anni ’60 del secolo scorso e Bianca accetta di diventare il loro cavallo di Troia per localizzare la cassaforte e consentire l’attuazione pratica di questa impresa delittuosa.

Dapprima incerta, poi lusingata dalle attenzioni che il vecchio attore cieco le riserva, alla fine instaura con lui una relazione di reciproca manipolazione, a suo modo perversa e quasi surreale. Alla evidente ricerca di una protezione psicologica,  questa particolare e ambigua condizione, le fornirà finalmente la chiave per costruirsi un’identità più libera e consapevole.

Il film si definisce allora come la descrizione del percorso di conquista di potere della ragazza che la porterà alla fine a svincolarsi da una condizione di subordinazione psicologica e sessuale, il tutto presentato con un’ottica che vorrebbe essere impressionista e il ricorso a  inquadrature bizzarre e arditi giochi di luci ed ombre che, ne appesantiscono ulteriormente il senso.

 

 

Se si esclude la presenza (ancora sufficientemente carismatica) di Rutger Hauer nel ruolo di Maciste, l’ex attore diventato cieco, il resto del cast poi (Manuela Martelli, Luigi Ciardo, Alessandro Giallocosta e Nicola Vaporidis) si conferma abbastanza opaco e perfettamente in linea col (per me) scarso risultato complessivo dell’operazione.

 

scena

Il futuro (2012): scena

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