Regia di Tommy Wirkola vedi scheda film
Speriamo di rimangiarci queste parole, ma per il momento la tendenza hollywoodiana di rivisitare le fiabe celebri, più che bene a Hollywood, sta facendo male alle fiabe. Sulla carta, lo spunto pare sempre funzionare, partendo spesso da un salutare ribaltamento di prospettiva tra Bene e Male: in questo caso, gli indifesi fratellini imprigionati dai fratelli Grimm nella casetta iperglicemica della strega, si prendono la loro rivincita trasformandosi in cacciatori di taglie per sole fattucchiere. Immuni ai poteri delle maghe cattive, si spostano in un Medioevo immaginario con armamentario fantasiosamente anacronistico, salvando i villaggi da streghe di ogni sorta. Nel loro passato, però, si nasconde un segreto, licenza alla fiaba originaria, che causa loro non pochi problemi quando si trovano ad affrontare una Famke Janssen malefica e incapace di invecchiare (nella vita e sullo schermo). Il norvegese Tommy Wirkola, in barba alla sua nobile provenienza europea, mette in scena un’americanata asfittica dove l’unica idea è quella di partenza, poi basta ammucchiare balestre, brutti effetti digitali, un troll e un po’ di splatter per arrivare al finale e (così pare, e la conclusione lo lascia presagire) a un sequel garantito. Nella noia diffusa di un fantasy che non è né ironico né avventuroso, spiace constatare nuovamente il declino della carriera di Peter Stormare, svedese ex feticcio dei Coen che qui va incontro, svogliatissimo, a sanguinosa sorte.
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