Regia di Mark Tonderai vedi scheda film
La crisi ha stroncato il mercato immobiliare, ma se la villa dove si trasferiscono Elisabeth Shue e Jennifer Lawrence costa così poco, è per il solito, vecchio motivo: a pochi metri da lì si è consumata, anni prima, la classica strage familiare. Il vicino di casa, ragazzo gentile con l’aria da cane bastonato, è l’unico sopravvissuto al raptus omicida della sorellina pazza e attira subito l’attenzione della nuova arrivata, che nella prima parte si muove in zona teen movie: blandi litigi con la mamma, un provino per la band della scuola, un appuntamento col primo della classe che si rivela un bastardo viziato. Naturale a questo punto stringere amicizia con il malinconico & solitario vicino di casa: potrebbe mai un ragazzo così sensibile nascondere qualcosa di orribile nello scantinato? Rubacchiando qua e là (si scomoda pure Psyco, che non guasta mai), lo script tenta di suscitare interesse strutturando una serie di colpi di scena a scatole cinesi, rivelati dai flashback, che inducono paradossalmente allo sbadiglio. Anche a causa del pessimo servizio reso dalla regia incolore di Tonderai, che, incerto su come creare tensione con il classico rimpiattino nella cantina buia, fa una sola cosa buona: si aggrappa saldamente a Jennifer Lawrence, tonica eroina in canottiera d’ordinanza, piantando la macchina da presa su lentiggini, spalle nude, energia mascolina. Almeno lei, passa a pieni voti l’esame da scream queen.
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