Regia di Leos Carax vedi scheda film
La vita è dentro il cinema o è il cinema all'interno di essa ? Guardando i fotogrammi di "Holy Motors" ci si chiede cio', le sensazioni o l'emozione umana sono il paradigma di un mondo che sta morendo.Il (capo)lavoro di Carax appare cosi', come una sorta di necrologio cinefilo,sin dalle prime battute "Holy Motors" permea l'immagine di un respiro crepuscolare,seppur la vita scorra tra realta' e finzione.
E' proprio il regista il primo "personaggio" ad apparire nel film,unico vivo in un mondo di automi, immobilizati in una sala cinematografica a testimoniarne "l'assenza" delle sensazioni.Eppure la "la vita è amore" sembra dirci Carax ,chiuso nel muto dolore per la perdita della compagna,ma ancor geniale nel creare un alter-ego, disperdendolo in "uno,nessuno centomila" identita'.
L'istrionico Denis Lavant si trasforma in tante maschere ,anime che si dissolvono come da copione,chiarificando le ultime presenze di una celluloide oramai defunta.Lavant diventa manager,clochard,mostro,personaggio sci-fi o killer a pagamento passando per il musicista gitano o il padre di famiglia.
La realta' appare pero' intangibile ,la visionarieta' di Carax si presta a mille interpretazioni o supposizioni,tutto è liquefatto o rarefatto nelle vite di Monsieur Oscar.L'importante è vivere o compiere "la bellezza del gesto",dice Oscar/Carax ,tutto il resto è parte di un universo precario ed insensibile alla bellezza del mo(vi)mento.
"Holy Motors" è cosi' un manifesto di dolore,opera di densita' sperimentale che calca i passi nelle maschere indossate dall'umanita' odierna.L'ultimo baluardo dei sentimenti dice Carax è proprio il vecchio cinema,quello della pellicola alimentata dal "Motore sacro" delle vecchie cineprese .Grandi e con un cuore pulsante le macchine di una volta, mostrate qui in malinconiche Limousine che rappresentano il contenitore della vita stessa.I "Motori sacri" accolgono mille personaggi e orde di sensazioni disperse nel mutabile flusso degli eventi,di una modernita' invadente che soppianta la vecchia sacralita', sostituendola nell'anonima tecnologia delle telecamere pixel.
Allora sopraggiunge un trasformismo emozionale che muta in mille stili,dal grottesco al noir,dallo sperimentale al melo' Carax cavalca il significato del cinema stesso,traducendone il montaggio della vicenda in una grande orda metacinematografica.
Tutto resta in superficie pero',aggrapato alla precarieta' dei sentimenti,Monsieur Oscar è come il suo alter-ego Carax un isolato,chiuso nel mutismo essenziale dell'artista,animato dal "sacro fuoco" della vita,bella,orribile o dolorosa resta un qualcosa da vivere nella minimalita' dei gesti.
"Holy Motors"ci parla cosi' al cuore,seppur utilizzando un linguaggio criptico celato nelle gesta di Oscar come una parte di noi,quella maschera che utilizziamo per ogni appuntamento o evenienza,oppure nell'incontro fortuito su un terrazzo parigino, binario parallelo all'irrealta' dei sentimenti.Struggente è quello tra Oscar e Jeanne (Kylie Minogue),un avvicinamento che sposta l'asse della vita nel dolore straziante della perdita.
Fotogrammi intensi,sublimati da un talento registico enorme,per un film tragico e potente,paradossale ed enigmatico come un puzzle dell'emozione,che nascondendosi compone e ricompone fittizie maschere, resuscitando per un attimo un mondo cinematografico che non esiste piu'.Come una sorta di esistenza parallela (o dentro) alla vita, Carax è un autore in stato di grazia che magnifica il cinema "vecchio stile",restituendoci gli ultimi scampoli di amori e dolori,azioni ed emozioni che altrimenti morirebbero sull'altare dei vecchi ricordi.......
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