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Holy Motors

Regia di Leos Carax vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Holy Motors

di ethan
8 stelle

'Holy Motors' di Leos Carax è senza dubbio uno dei più importanti film della scorsa (per noi in Italia) stagione cinematografica: dopo un emblematico prologo - ambientato in un cinema, occupato da spettatori dormienti, al quale un uomo che si alza da un letto accede 'aprendo' una parete - mediante uno stacco, facciamo la conoscenza di Mr. Oscar (Denis Lavant, eccezionale nel suo trasformismo) che, dal sedile posteriore di una limousine guidata dalla professionale Céline (Edith Scob), passa a quelli che vengono definiti 'appuntamenti', accompagnati da dei dossier che l'uomo deve leggere per 'entrare nelle parti' che, di volta in volta, deve interpretare. Si passa da una anziana mendicante a un individuo che presta il proprio corpo e le sue evoluzioni ginnico-erotiche alla tecnica della motion capture, alla singolare apparizione di Monsieur Merde, disturbatore del jet-set approntato nel cimitero di Père Lachaise per un book fotografico di moda, per poi tramutarsi in un uomo comune che recupera la figlia adolescente scappata da un party perché non si sentiva desiderata da nessuno.

Dopo una geniale pausa, che rimanda agli albori del cinema con la scritta Entr'acte (intervallo ma anche il titolo di un film di René Clair), vediamo Oscar alla testa un gruppo di fisarmonicisti all'interno di una chiesa - in una splendida scena, per più di metà della sua durata, filmata in pianosequenza - e subito dopo nella doppia veste di assassino ed assassinato; successivamente egli uccide un banchiere ma viene ancora ucciso, per 'risorgere' di nuovo nella parte di un vecchio morente su un letto - sequenza che ricorda esplicitamente il Bowman della parte finale di '2001: Odissea nello spazio' - e, all'apparenza a seguito di un incidente, incontrare una vecchia fiamma in un intermezzo tra il mélo ed il musical e, alla fine, ritornare a fare l'uomo qualunque che ritorna al suo focolare, a dir il vero abbastanza particolare, composto da scimpanzè.

Nell'ultima scena Céline parcheggia la limousine in un deposito - l'Holy Motors del titolo - dopo aver indossato una maschera: a questo punto le macchine iniziano un dialogo tra di loro, fatto di rimpianti e rammarico per il passato.

Opera che si presta a molteplici significati: per la passione per il cinema che trasuda da ogni singola sequenza, per il messaggio che traspare nitido in una importante scena sulla limousine, dove Oscar e un misterioso signore (Michel Piccoli) hanno un dialogo in cui quest'ultimo chiede ''Cos'è che ti spinge ancora a fare questo lavoro?''. Oscar risponde ''La bellezza del gesto''; ancora l'uomo afferma ''La bellezza è nell'occhio di chi guarda'', Oscar conclude con 'E se non c'è più nessuno a guardare?'' - dove l'autore esprime tanto la nostalgia per un'arte, sia in ambito registico sia recitativo, che ha subìto la rivoluzione della digitalizzazione quanto il timore che i gusti del pubblico, martellati ed assuefatti da immagini di qualunque tipo fornite da molteplici media, si siano atrofizzati in maniera tale da non apprezzare più le cose belle e semplici, come ad esempio un film, osservandolo in maniera meccanica e distaccata, non più come un'opera d'arte ma come un prodotto, un bene di consumo.

In conclusione, 'Holy Motors' può essere visto al contempo come un atto d'amore e un grido di disperazione non solo per la Settima Arte ma per le arti in generale.

Voto: 8,5

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