Regia di Leos Carax vedi scheda film
Immaginiamo una vita apparentemente impossibile, una serie di vite, immaginiamole scorrere come un film, con i loro costumi e le loro maschere, immergiamoci in queste esistenze senza porci troppe domande, sono frammenti di una messinscena inspiegabile eppure reale, le immagini testimoniano qualcosa, raccontano una breve parentesi della vita di qualcuno; c’è un uomo che si sveglia in una stanza, si alza e si accende una sigaretta, una panoramica lo segue, si ferma davanti ad una parete con disegni di alberi, il suo dito medio ha la forma di una chiave esagonale, infila il dito in una fessura della parete, si apre una porta, l’uomo ci entra dentro, si ritrova in una sala cinematografica. Quell’uomo è Leos Carax e tutto quello che vedremo da adesso in poi sarà solo cinema. Il regista ci trasporta in un mondo che sembra seguire le regole di un set cinematografico, c’è un unico protagonista, Mr Oscar (Denis Lavant) e molteplici personaggi da lui interpretati (in una prova che fa brillare il metodo Stanislaski di mille sfumature diverse), Mr Oscar gira in limousine (enorme camerino mobile in cui truccarsi e trasformarsi, fumare una canna e bere un bicchiere di liquore) e il suo lavoro consiste nel vivere ruoli al di fuori di quella macchina, vivere un ruolo come fosse la vita vera, Mr Oscar può morire e continuare il suo lavoro, non sappiamo chi paghi tutto questo (c’è solo l’apparizione di un misterioso uomo) o perché, non ci interessa, è così destabilizzante ed emozionante non sapere nulla, non avere appigli, lasciarsi precipitare in questo vorticoso delirio artistico, nella moltitudine di volti e corpi inventati, tra le grotte del sottosuolo parigino o sul tetto della Samaritaine, all’interno di una chiesa dove un gruppo di musicisti suonano la fisarmonica o nello studio di una società specializzata in motion capture dove assistiamo ad un accoppiamento sessuale tra corpi ibridi, ricoperti di latex e sensori luminosi; dovunque entri o si posti Mr Oscarc’è sempre una sorpresa, qualcosa di inaspettato, può essere un omicidio, un rapimento, la morte, qualcosa che finisce per scuotere o toccare lo spettatore, spesso è un’invenzione cinematografica altre uno schiaffo in faccia alla morale o al buongusto, come in tutta la sequenza con Monsieur Merde (già protagonista di uno degli episodi del film collettivo Tokio!) che ci regala anche una sua marmorea erezione mentre si addormenta sul ventre di una statuaria Eva Mendes.
Leos Carax si prende il rischio di spostare l’idea stessa di cinema oltre la sua ordinaria realizzazione, ci muoviamo in territori inesplorati, completamente liberi (un po’ quello che succede nei film di Lynch), cioè in un’idea di cinema che reinventa completamente se stesso e lo fa nel momento in cui si libera da tutte le convenzioni narrative o logiche, si seguono altre strade, ci sono nuove connessioni tra le immagini e quindi nuove percezioni fisiche e mentali dello spettatore, è solo in questo modo che la sala cinematografica (mostrata all’inizio in maniera apatica e speculare al pubblico vero che sta guardando) torna ad essere viva, il cinema ti entra dentro come qualcosa di nuovo e a cui non sei abituato, ti scopri nell’atto di guardare come fosse la prima volta, Mr Oscar continua a muoversi da un travestimento all’altro e anche se ad ogni passaggio c’è qualcosa di doloroso che ci attende all’interno delle sue messinscene per nessuna macchina da presa, vorremmo che le sue performance non finissero mai.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta