Regia di Leos Carax vedi scheda film
Ripetersi per sempre
Holy Motors è finzione che palesa finzione ; cosa rimane della settima arte? Forse l'ambizione economica, l'apatia hollywoodiana, il riflesso di un meraviglioso gesto passato - e basta. Di quel potente e incontaminato urlo cinematografico iniziale, ora resta solo un eco debole. Il pubblico si impegna per peggiorare le cose : non cerca più la bellezza del momento, la meraviglia dell'azione ; non cerca più niente. Lo spettatore vede film per inerzia - con gli occhi della mente chiusi - perché in fondo "la bellezza del gesto" è anche accendere la tv e guardare la prima cosa che capita. Accontentarsi del nulla. Un esibirsi senza purezza primigenia, danzare svogliatamente, diventare dei robot dello spettacolo. La passione finisce divorata dal vuoto della modernità : un mostro (post)modernamente reale. Siamo tutti mostri - regista, attore, pubblico. Facce della stessa arruginita medaglia. Holy Motors è un'opera straordinaria, che gioca col cinema e sul cinema. Un film nel film : Carax critica il mondo odierno e palesa l'eterna lotta tra l'apparenza e la sostanza, in questo caso, rappresentata dal mestiere dell'attore ; un lavoro nel quale, forse, si perde spesso la propria identità. Il film rappresenta il cinema stesso, ormai stanco e deformante, diventato una realtà meccanica. Una magnifica, visionaria e surreale riflessione sulla settima arte. Un viaggio elettrizzante nel quale la maschera divora il volto. Il prefinale (l'ultimo appuntamento di Oscar), con la musica di sottofondo, è pura emozione. Denis Lavant ci regala un'interpretazione magistrale e indimenticabile. Una nota di merito va anche all'incisiva performance di Kylie Minogue.
A mio parere, il miglior film del 2012.
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