Regia di Leos Carax vedi scheda film
Cinema moderno e innovativo, Leon Carax è uno dei registi più abili e coraggiosi del panorama cinematografico. Con Holy motors allarga ancora di più i suoi confini e realizza un’opera importante e significativa, dai contenuti rilevanti usando un linguaggio non comune. Carax paralizza lo spettatore costretto ad inseguire il protagonista, Oscar, a bordo di una limousine, in una “cosmopolis” assai realistica, densa di situazioni, stati d’animo, in preda a continue trasformazioni e riletture della realtà. Non è un gioco, e tantomeno un espediente ad effetto o di maniera, Carax costruisce con una sequenza dopo l’altra, un ritratto globale dell’essere umano, con le sue maschere, le sfaccettature e le nevrosi di sempre. Mette in scena un racconto caustico nel quale ognuno può ritrovare qualche appiglio in cui identificarsi, ritrovare dietro la finzione qualche frammento di verità, di un discorso esistenziale, della ricerca di sé dentro un quotidiano che deruba qualità al senso della vita. Ma cos’è Holy motors, è possibile spiegarlo razionalmente? Il film ha un ritmo talmente intenso, è un fluire di sensazioni e di attrazioni e di fascino che non dà tregua, potrebbe cominciare ( e finire) in qualsiasi momento della vicenda, Oscar, il protagonista, è un attore (?), un trasformista che segue dei copioni, assume personalità diverse e ne interpreta il ruolo nella vita. Carax mostra dettagliatamente la metamorfosi da un personaggio all’altro, la modificazione, la brutalizzazione del corpo, ferito, esibito e villipeso, in un’azione sempre viva e dinamica a fare da naturale contrappeso alla mente, al lavoro di impersonificazione che necessita all’attore per vivere in modo credibile e totale la sua esperienza. Dunque il film porta anche a fare una riflessione sull’arte, sul suo significato, sul fare cinema, sulla determinazione e sulla passione del portare avanti le proprie idee. Esemlpificativo penso sia l’inizio di Holy motors, con il regista stesso, all’interno di un appartamento, con la carta da pareti che riproduce una fitta boscaglia che viene squarciata, alle spalle di un pubblico in attesa, seduto in platea, più assopito che attento. Il film attraversa diversi generi cinematografici, dal grottesco all’action movie, dal drammatico alla commedia al melò, compreso un delizioso intervallo musicale suonato fra gli altri dallo stesso protagonista. Eppure nonostante l’irrazionalità, l’interpretazione stravolta della narrazione, risulta autentico e riconducibile ad un pensiero coerente che vuole affermare ciò che mostra. Inadatto a sguardi distratti, può risultare un po’ troppo costruito, venato di una feroce ironia si rivela come una delle vere novità cinematografiche degli ultimi anni. Chi è veramente Oscar e cosa faccia precisamente non sarà rivelato, i vari capitoli della vicenda non possiedono la stessa efficacia, ma su tutti, quella girata nel cimitero parigino con Oscar che prende le sembianze di un uomo mostruoso alle prese con i canoni e i clichè della bellezza e della moda è straordinaria. Il gran finale azzera e riconduce tutto il film ad un nuovo punto di partenza, un nuovo giorno, diverso dal precedente, come dovrebbe essere la vita nella realtà per godere della sua luce. Emblematicamente un dialogo grottesco fra diverse limousine parcheggiate amplifica e denuncia la sopraffazione della materialità sull’uomo e sull’ambiente, il luogo della riflessione fra un travestimento e l’altro è l’abitacolo della holy motor, il cui interno s’ingrandisce e si modifica a dismisura per contenere il pensiero umano separato dal corpo, dalla sua naturalità.
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