Trama
Ventiquattro ore nella vita di Monsieur Oscar (Denis Lavant), un personaggio molto particolare che viaggia da una vita all'altra, cambiando in continuazione identità. A capo di un'industria, assassino, mendicante, mostro, padre di famiglia: ora è un uomo, ora una donna, un giovane o un vecchio. Vive così di continuo vite in prestito, esistenze che non gli appartengono. Costretto a stare da solo, l'unica persona che gli è vicino è Céline, l'autista bionda della limousine che lo porta da un posto all'altro per le vie di Parigi. Come un assassino che si muove consapevole da un colpo all'altro, è alla ricerca di un bel gesto da compiere, di una misteriosa forza guida, delle donne e dei fantasmi di vite passate.
Approfondimento
HOLY MOTORS: L'OUVERTURE DEL REGISTA
Le luci di una sala cinematografica si abbassano per lasciare il posto alle immagini che arrivano dal grande schermo. Il pubblico immobile e con gli occhi quasi chiusi è quello che si ritrova stupito di fronte il regista Leos Carax che, da un piano superiore, invece ha la possibilità di vedere le persone e scrutare le loro emozioni, come nella straordinaria inquadratura finale di La folla (1928) di King Vidor. Questa è l'immagine che Carax aveva in mente quando ha pensato al prologo di Holy Motors, decidendo di aprire lui stesso le danze della sua opera. La sua è stata però una scelta dettata dal caso. Come suggeritogli da un'amica attraverso un racconto di Hoffman, in cui il protagonista scopre che la sua camera si apre in un teatro d'opera, Carax ha iniziato a scrivere la sceneggiatura del suo film pensando a una sequenza iniziale in cui un uomo si sveglia nel cuore della notte e si ritrova in pigiama in un grande cinema pieno di fantasmi. Istintivamente al personaggio affibiò il suo nome, Leos Carax, e di conseguenza lasciò la parte a se stesso, regalandosi una teatrale ouverture.
TANTI FILM IN UNO
Holy Motors è nato soprattutto dalle difficoltà incontrate all'estero dal regista francese, impossibilitato a portare a termine differenti progetti per via di due ostacoli principali: il reclutamento di un cast all'altezza e problemi di budget. Stufo di stare fermo, prendendo spunto dall'episodio "Merde" del film collettivo Tokyo!, ha deciso di rientrare in Francia e di realizzare un film poco costoso e con attori con cui aveva già deciso che avrebbe voluto lavorare prima o poi. Tra questi, vi è anche il protagonista Denis Lavant, a cui ha chiesto di rivestire diversi ruoli solo per il piacere della recitazione stessa. Ovviamente il budget ridotto ha comportato che usasse delle camere digitali, nonostante Carax manifesti esplicitamente il suo disprezzo per le nuove forme di tecnologia.
I MOTORI SACRI
Nonostante l'importanza che sin dal titolo si assegna ai motori, alla motorizzazione e alle macchine, Carax non aveva inizialmente assegnato un ruolo così rilevante ai mezzi. Prendendo spunto dall'aumento delle limousine americane - usate soprattutto come auto da cerimonia - per le vie delle città, Carax individua in loro il simbolo della deriva del post modernismo, sempre più appariscente e di cattivo gusto. Belle all'esterno ma obsolete come i vecchi giocattoli futuristi del passato, le limousine segnano la fine dell'era delle grandi e vistose automobili come segno di potere e ricchezza per divenire oggetto di consumo quasi di massa, depauperato dello status di un tempo. Da questa considerazione, nasce la volontà di immaginarle come grandi navi che accompagnano gli esseri umani verso il loro viaggio finale. Sono dunque divenute il cuore pulsante di un film quasi fantascientifico, in cui a essere in via di estinzione oltre alle limousine sono anche gli animali e gli umani, tutti "motori sacri" collegati da un destino comune e solidale: sopperire alla schiavitù di un mondo sempre più virtuale in cui attività ed esperienze reali sono destinate a scomparire.
SIMBOLI POST MODERNI
Simbolica per i significati di Holy Motors è la sequenza in cui il protagonista DL si ritrova con il corpo coperto di sensori bianchi per interpretare il personaggio di un attore impegnato in una sequenza di motion capture. A differenza del Chaplin di Tempi moderni, l'uomo post moderno non è più manovrato dagli ingranaggi di una catena di montaggio ma dai fili di una rete invisibile. Il personaggio di Monsieur Merde, invece, racchiude in sé paura, fobia ed elementi infantili. Rappresenta l'immigrato razzista ed è il frutto della regressione a cui è costretta una sbigottita umanità post 11 settembre, alle prese con terroristi che credono nei racconti di vergini in paradiso e con leader politici contenti di sfruttare a pieno i loro poteri.
Note
Holy Motors, risveglio di Carax a 13 anni da Pola X, è un film sulla fine del cinema analogico, sulla pellicola che sta cedendo le proprie visioni alla vita pixelata, nostalgia di tempi in cui le macchine da presa erano grandi come uomini, sacri motori. Carax ha sempre cercato, in un cinema derivativo e caricaturale, la tragedia (anche autobiografica) dell’uomo e Holy Motors, tra rovine di generi e serie parodie, è la storia di un sentimento, di ciò che di umano rimane incollato alle maschere. Coinvolge lo spettatore in storie che non hanno premesse e non fanno promesse, in finzioni conclamate che bruciano in un attimo, e a cui comunque crediamo, con cui comunque soffriamo, come se le seguissimo da sempre. È questo il paradosso struggente di un film testamentario. Raccontare della morte del cinema. E magnificarlo.
Trailer
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.
Commenti (19) vedi tutti
Leos Carax con Holy motors, gira un film complesso, ma affascinante da gustare ed adatto soprattutto agli amanti del cinema. Fa riflettere con stile autoriale unico.
leggi la recensione completa di claudio1959Leos Carax torna alla regia dopo 13 anni e firma il suo capolavoro: un'opera rapsodica, multiforme, beneficiaria del rinnovato estro immaginifico del suo autore, tanto criptica quanto affascinante nella sua riflessione sull'attore e sulla pluralità di vite e di mondi che è chiamato a incarnare. Fondamentale e ricco di sequenze magistrali. Voto 9
commento di rickdeckardSi deve giudicare un film per quello che si vede o per quello che vorrebbe farci vedere l'autore, come per i quadri astratti? Mi pare che la stragrande maggioranza dei cinefili ha capito tutto e offre varie spiegazioni del film. Ma cosa rimane dopo averlo visto? Quale emozione? Solo una grande irritazione per aver pers qualche ora per nostra vita!
commento di Tommy1810L'idea ci stà, ma tutto è dato per scontato e astratto. Il cinema è per tutti e la definizione serve per dare un senso alle cose. Ma questo film non la dà, creando solo un quadro astratto, un free jazz, senza riferimenti e didascalie, dove tutto diventa inutile esercizio di stile e un'idea interessante, diventa un'inutile occasione mancata. Voto 5
commento di giancaudioFilmaccio insensato, repellente ed ostico, che umilia la mente costringendola a subire le sue vuote e perverse elucubrazioni.
leggi la recensione completa di port crosRiproposto in questi giorni in streaming è uno dei film più significatvi dell'ultimo decennio
leggi la recensione completa di laulillaUn film divisivo...o si ama o si odia.
leggi la recensione completa di ezioOpera cerebrale e tormentata sulle "magnifiche sorti" (e regressive) del cinema e sul rapporto irrimediabilmente mutato tra la creazione artistica e i suoi fruitori (un'arida platea di manichini). Del trasformismo disperato di chi interpreta mille e un personaggio non resta che questo: un bel gesto, solitario ed elitario. Voto: 7 alle limousine
commento di ProfessorAbronsiusAHAHHAAHAHHAHAAHHAAHHAHAHA....ma come si fa a vedere sta merdata. Mi è bastato il trailer per capire che mi sarei fatto tanto di palle....vorrei vedere le facce da intellettualodi di quelli che lo hanno giudicato positivamente...ma sparatevi falsi
commento di arcarsenal79Nei film tradizionali c'è una trama appassionante ed una morale della storia. Qui non si riesce a cogliere nell'uno nell'altra, ognuno ci vede ciò che vuole (ma anche niente) come in un quadro astratto.
commento di ferniNon pervenuto. A volte capita!
leggi la recensione completa di luca826Voto al Film : 9
commento di ripley77Sarò anche un ignorante ma io 'sta roba proprio non la capisco…una delle più brutte esperienze cinematografiche della mia vita.
commento di simfri76non mi è piaciuto neanche un po. E' forse come un quadro di autore superelogiato che la massa non capisce…Meno male che non ho pagato per vederlo e a dirla tutta non sono riuscito a vederlo nella sua interezza talmente è brutto.
commento di mangianniCome la maggior parte delle opere d'arte contemporanea…assolutamente soggettivo, quindi decadente.
commento di Tex MurphyHo visto un mondo dove nessuno aveva più il coraggio di vivere. Gli uomini andavano al cinema per vedere ciò che i loro padri avevano osato. Poi anche le sale chiusero e tutto tacque.
commento di michelesteticamente affascinante, narrativamente presuntuoso.
commento di Luca70Sorprendente. Vorrei avere le parole, ma è un film troppo più grande di me…
commento di leporelloNon ho le parole per esprimermi su questo film che ho visto diversi mesi fa. Un capolavoro.
commento di allanfelix