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Frankenweenie

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su Frankenweenie

di supadany
8 stelle

Dopo qualche stagione non sempre felice artisticamente parlando (punto più basso in tal senso è “Alice in Wonderland”, 2010), Tim Burton torna alle origini, ripescando il soggetto dal quale partì la sua carriera nel lontano 1984, dilantandone i tempi, ampliando la cornice, sfruttando anche i mezzi tecnologici che un nome come il suo si può permettere senza esclusioni.

Niente di nuovissimo, ma l’amalgama è ampiamente garantito ed il colpo d’occhio invitante.

Victor è un ragazzino che trascorre la maggior parte del suo tempo giocando col suo cane Sparky, così quando quest’ultimo perisce in un incidente stradale, grazie alle dritte di una lezione di scienze decide di riportarlo in vita.

L’esperimento funziona, ma è impossibile mantenere il segreto, tra adulti che non possono capire questo frutto della scienza e ragazzini incapaci di controllarlo.

La cittadina di New Holland sarà in pericolo.

 

 

Tim Burton torna sulla strada maestra, il che non crea uno stupore eccessivo, ma comunque come minimo può rallegrare, soprattutto chi non ha amato la sua dimensione più recente rivolta al commerciale e questa volta il marchio Disney non origina danni.

Dal punto di vista tecnico si vola altissimo, con una stop motion portata a livelli estremi di qualità funzionale (interessantissimo il making of londinese presente nel bluray che ne mette in luce molte dinamiche), una cura sbalorditiva di ogni dettaglio estetico, micro e macro che sia.

Pertinente la scelta dell’utilizzo del bianco e nero che si addice alle tonalità, macabre ma con cuore, della storia e che trova nell’illuminazione adoperata un surplus di qualità, mentre la trama viene ampliata rispetto al corto avvalendosi di un citazionismo sostenuto che parte dallo stesso universo burtoniano (le scimmie di mare trasformate richiamano i “Gremlins”, il delirio da luna park ricorda “Mars attacks!” così come alcune soluzioni per eliminare le bestie mutate) per arrivare altrove (la tartaruga ingigantita ricorda “Godzilla” e vengono recuperati i nomi tutelari di Frankenstein e Van Helsing).

E se le scene importanti sono molteplici e disseminate un po’ dappertutto (come quella dell’incidente di Sparky, girata in maniera perfetta), non mancano anche considerazioni più alte (come per la scienza apprezzata per i risultati e gli scienziati visti invece di cattivo occhio) e gli atti finali vedono una vera e propria fiera pirotecnica di creature arrivando in crescendo vorticoso ad un romantico happy end.

Un Tim Burton ritrovato, che non si rinnova, ma che almeno sa trovare una visione globale efficace ed all’altezza del suo nome, col suo gusto d’annata per il racconto e con parecchi cardini ripresi dalle sue opere più meritorie.

Decisamente apprezzabile.

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