Regia di Tim Burton vedi scheda film
"Frankeenweenie" segna senza ombra di dubbio alcuno, il ritorno di Tim Burton alla sua forma migliore, a quella vena creativa smarrita del tutto nell'alimentare e "Made" (solo) in Disney "Alice in Wonderland" (paradossalmente di gran lunga il suo più grande successo commerciale: "cooose da paaazzi" !) e parzialmente nel pur godibile "Dark Shadows", dove comunque vi si ritrovano quei lampi dissacranti tipici del Suo Cinema (e la macchietta dell'anziana governante? Spiritosissima !) nel quale la funanbolica e trascinante scena di sesso tra Barnabas/Depp e Angelique/Eva Green, sulle note inconfondibili di Barry White, ripagava ampiamente il prezzo del biglietto. Dev'esser stata una gran bella soddisfazione per Burton riprendere in mano personaggi ed ambienti del Suo vecchio omonimo cortometraggio, che nel 1984 , giudicato troppo cupo ed oscuro e quindi non "in linea" con il loro "stile", aveva segnato il Suo allontanamento da Casa Disney. Quella di oggi è una vera rivincita per Burton. Forte del successo commerciale di "Alice in Wonderland" è riuscito in questa occasione ad avere nuovamente ampia libertà, a parte l'utilizzo del 3D, che quasi sempre rimane "solo sulla carta", (non ho idea se sia così anche in questo caso perchè ho visto il film rigorosamente in 2D) uno strumento in grado di far entrare meglio lo spettatore nella narrazione (Anzi, penso sia l'esatto contrario, salvo 3-4 eccezioni, non di più). Quindi ad ottenere che il film fosse girato con la tecnica dello stop motion (fatto non da poco in epoca in cui ormai il digitale ha "vampirizzato" l'immaginazione dei bimbi e non solo) ritenuto perfetto (probabilmente a ragione) per la storia raccontata: e addirittura (e qui forse esagera) che fosse in bianco e nero, come omaggio a quel Cinema da lui tanto amato (persino "l'acconciatura" di una "elettrizzata" barboncina diventa una precisa citazione di quella cult di "La moglie di Frankenstein"). Quest'ultima scelta ha però di fatto causato il mancato successo commerciale in USA (e sarà probabilmente così anche in Italia) perchè i ragazzini di oggi (mie figli e loro amici compresi) nella stragrande maggioranza, trovano il bianco e nero un ostacolo quasi insormontabile: di certo non come l'occasione di vivere un'esperienza nuova e/o diversa. E credo che ciò sia ampiamente comprensibile se non condivisibile. Burton tra l'altro aveva già omaggiato il bianco e nero con il Suo stravagante ed affascinante "Ed Wood". Utilizzandolo anche in questa occasione, finisce in fondo per ripetersi. Soprattutto per rinunciare a giocare sui contrasti luminosi e cromatici, ovvero a quell'estetica che era stata il punto di forza del Suo meraviglioso "La sposa cadavere", nel quale i vivaci e colorati disegni del "chiassoso" mondo dei morti si contrapponevano a quelli grigi del "silezioso" mondo dei vivi. Il film comunque (privo per fortuna di stucchevoli siparietti musicali) è una fiaba veramente piacevole ed emozionante, merito di una storia che appassiona e commuove sin dall'inizio. La prima mezz'ora in particolare, è veramente bellissima: qui la vena poetica del miglior Burton, supportata al solito dall'efficace colonna sonora del fedele Danny Elfman, emerge con grande intensità. Il finale, seppur avventuroso, movimentato e zeppo di citazioni (dal "primo" Godzilla sino ai Gremlins) rientra in binari più standard: tipico momento da Luna Park. E difatti l'azione lì alla fine si svolge. Splendidi anche gran parte dei personaggi, ad incominciare dai due ruoli principali: ovvero l'esile, malinconico ed emaciato (ovvio) ragazzino Victor (Frankenstein di cognome: ennesimo evidente omaggio del regista al "Suo" Cinema) ed il suo adorato, coraggioso ed impagabile cane Sparky (amorevolmente protagonista dei corti e mini filmini di Victor. Il ragazzo promette bene: diventerà un nuovo Gondry?) Il migliore è però il fiero e geniale professore di scienze, disegnato ad immagine e somiglianza dell'indimenticabile Vincent Price. A lui spetta la miglior scena del film: il Suo irresistibile intervento senza "peli sulla lingua" alla riunione dei genitori, gli costa è vero la definitiva cacciata dalla scuola ma anche (se si potesse) l'applauso convinto dello spettatore in sala. Ma funzionano tutti molto bene. Il livello di scrittura è molto alto. Curatissme anche le ambientazioni, con il paesino di "New Holland" ricostruito ad immagine e somiglianza di quelli californiani anni '60, gia visti nel Suo capolavoro "Edward mani di forbice", solo in versione più grigia e funerea. E non poteva essere diversamente visto la presenza di uno spettrale mulino a vento, sede della caotica resa dei conti finale e dell'adiacente cimitero per "animali domestici" (il momento in cui viene resuscitato "Colossus" strappa un lungo compiaciuto sorriso d'ammirazione) che dalla collina troneggiano minacciosi sull'intera (ottusa) comunità. Un film splendido dunque, che tutti gli amanti di Burton non dovrebbero mancare di vedere in sala. Senza dubbio il miglior cartoon della stagione. Uè l'Oscar non lo vorranno mica dare a "Ribelle"? La Pixar ne ha già vinti: quest'anno "la cosa nonsaddaafaaare" ! Miglior film d'animazione 2012 per il NEW YORK FILM CRITICS e per THE LOS ANGELES FILM CRITICS ASSOCIATION. Voto: 8,5
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