Regia di Tim Burton vedi scheda film
Tim Burton che ripercorre i territori del suo curioso e delizioso esordio, dirigendo con i mezzi che ai tempi poteva solo sognare, la favola gotica per famiglie incentrata su un tema piu' serio di quanto non sembri: il valore dell'amicizia, in questo caso tra un ragazzino e il suo cagnetto buffo e grasso, l'incapacita' di rassegnarsi ad un distacco prematuro, doloroso e ingiusto, l'ingegno (e tanta fantasia) che consentono se non di riavere quanto perduto, almeno qualcosa di molto simile che supplisca il vuoto e la solitudine che si sono creati come una voragine nella tua vita di ragazzo introverso dopo quel fatto brutto.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, o comunque al di la' di questo aspetto, Frankenweenie non rimane impresso al pubblico come un film di un Burton che non ha piu' idee nuove, bensi come un piccolo gioiello di fattura ancora artigianale (pur se con un grosso budget) grazie alla tecnica, magica e nolstalgica dello "stop motion", che puo' essere utilizzata sia per piccoli progetti casalinghi che per grosse produzioni, ma in ogni caso richiede impegno, pazienza ed estrema dedizione. Pupazzi animati fotografati ripetutamente ogni postura e posizione garantire un senso di fluidita' del movimento; un risultato gia' sperimentato precedentemente con gioielli come "La sposa cadavere"; una tecnica affascinante e retrò che, unita ad un bianco e nero bellissimo ed efficace, contribuisce a conferire al film la peculiarita' di tutta la filmografia rigogliosa e al risparmio delle produzioni d'orrore anni '40 di James Whale, poi mantenuta negli anni '50 e '60 grazie a registi e produttori ingegnosi e illuminati come Roger Corman, Terence Fisher e con attori gloriosi e mai celebrati come meritano tipo Vincent Price su tutti (il preferito da Burton), ma pure Cristopher Lee, Peter Cushing, Barbara Steele.
E la storia d'amore di Victor per il suo cagnolino tenero e affettuoso e' un atto d'amore per cio' che ci sta piu' a cuore, e un modo mai passato di moda per esaltare un sentimentalismo positivo e il ritorno a valori genuini di una societa' che ormai oggi fatichiamo ad immaginare.
Citazioni a bizzeffe di capolavori del passato, un professore genialoide e messo da parte che ha le fattezze di Vincent Price e la voce magnifica di Martin Landau, ironia sempre in agguato come quando costui, docente di fisica non compreso ma onesto, viene cacciato e sostituito da una professoressa di "educazione fisica" ignorantella e in tuta, che ammette candidamente che sempre di "fisica" si sta parlando. E ancora grande studio maniacale nelle movenze ed attitudini, del carattere e della gestualità di questi nostri insostituibili amici animali, siano essi cani o gatti, preziosi alleati dei nostri momenti piu' difficili e tristi, fedeli piu' di ogni possibilita' ed immaginazione umana.
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