Regia di Jane Campion, Gerard Lee vedi scheda film
Un originale capolavoro di inventiva e sensibilità. Nel suo secondo cortometraggio, Jane Campion compie, insieme a Gerard Lee, un’incursione nella dimensione più volatile ed esclusiva dell’interiorità, tra i pensieri che affiorano e scompaiono nello spazio di un secondo. Nella mente a volte si formano bagliori indefinibili, scintille di ricordi, riflessi di domande irrisolte, lampi di fantasie un po’ folli che, per un istante, rapiscono la coscienza per portarla lontano dalla realtà, e al di là della ragione. Quello che Jane Campion esemplifica in un decina di ritratti umani, spogli, solitari e silenziosi, è una sorta di straniamento costruttivo, che, in maniera del tutto casuale, prende spunto dal mondo circostante, per intraprendere un viaggio fuori dal presente. È in quegli attimi che noi riusciamo a vedere l’invisibile, vuoi perché siamo in preda ad un abbaglio che deforma la nostra percezione, vuoi perché la forza creatrice della nostra logica spinge le nostre capacità deduttive a superare i limiti del possibile. Ognuno intesse i propri labilissimi ponti verso l’immaginario, e Campion e Lee riescono a coglierli al volo, a metterli a fuoco sullo sfondo delle anodine situazioni quotidiane, a cui fanno da astratto contrappunto. Così, dietro un sacchetto di fagiolini si può materializzare un’avventura fantascientifica, ed un problema di ottica geometrica può fare da contorno ad una crisi di coppia. Queste idee fanno dolcemente irruzione nella nostra vita, come impalpabili intrusi, che pretendono per sé tutta l’attenzione, prima di andare via per sempre. Campion e Lee dilatano nel tempo la loro evanescente presenza, scandendone la fulminea evoluzione al ritmo di una narrazione essenziale, pacata ed oggettiva. La poesia trattiene il respiro e si fa da parte, per osservare, in maniera distaccata, quel fenomeno così delicato e fugace. L’arte rimane, rispettosa, a guardare, prima di trarre le proprie conclusioni. Passionless Moments è la fotografia scientifica che precede la trasfigurazione letteraria; ed è un’immagine vista al microscopio, dotata di eccezionali trasparenze e, soprattutto, di una profondità infinita.
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