Regia di Ugo Gregoretti vedi scheda film
Un episodio assai interessante del non florido filone fantascientifico italiano.
La contrapposizione fra classe dirigente e classe operaia, il tema dell'invasione di extraterrestri sulla Terra, la fantascienza usata come mezzo per trasmettere messaggi nemmeno troppo subliminali: molto di quanto messo in scena in Omicron ci sembra, ragionevolmente, già visto. Gregoretti attinge a piene mani dalla lezione di maestri del B-movie americano fantascientifico quali Ulmer, Corman (cfr. Il vampiro del pianeta rosso), e, naturalmente, Don Siegel con il suo seminale L'invasione degli ultracorpi. D'altra parte, innaffia il proprio film con contaminazioni nuove e sconosciute agli americani, che amavano tingere i loro capolavori di sfumature horror, totalmente assenti in Omicron. Già dai titoli di testa, i campi lunghissimi che catturano la città di Milano rimandano ad un background neorealista, così come la prima inquadratura del film vero e proprio, un campo lungo rivolto a palazzi probabilmente di nuova costruzione. Sfido chiunque a immaginare, guardando solo quel'inquadratura, che il film sarebbe stato di fantascienza. La coscienza neorealista affiora ovunque in corso d'opera, nell'attenzione certosina verso gli alloggi dei personaggi, nella sequenza della chiesa, in quella del treno, che si richiama molto vagamente a Riso amaro. La prosa di Gregoretti sembra essere intesa a ingannare lo spettatore, e a distoglierlo dal lato fantascientifico, che dovrebbe essere preponderante e invece rimane spesso sullo sfondo. Il film ha un esordio comune a quello di tanti gialli all'italiana: un cadavere rinvenuto all'aria aperta, la polizia che arriva ed indaga, e come sempre, brancola nel buio. Poi il côté giallo evidentemente si dilegua e dissolve quasi subito: il cadavere non è un vero cadavere, e il mite operaio trentenne Angelo Trabucco non è realmente un mite operaio. Intanto però lo spettatore è stato già doppiamente spiazzato: il film non è neorealista e non è nemmeno un giallo. Cos'è allora? Una commedia? Una parodia? Possibile, probabile: sono spassose parecchie sequenze, come quella del tentato stupro alla tardona padrona di casa, o come la lettura alla velocità della luce delle più disparate opere della letteratura umana (Via col vento, il Mein Kampf, il libro Cuore) con annesso l'icastico giudizio critico del protagonista, o come anche soltanto il continuo gioco degli equivoci fra il soldato Omicron e la base sul pianeta madre. Omicron è davvero un film tanto più degno di essere guardato, in quanto tratta tematiche militanti non del tutto nuove con un vestito graffiante e spiazzante, irriverente, composito, inconsueto, impensabile.
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