Regia di Ugo Gregoretti vedi scheda film
Bello, molto bello il soggetto (e la sceneggiatura, entrambi opera del regista, che si ritaglia anche un ruolino); efficace la prima parte, in cui prendiamo conoscenza del personaggio e di ciò che gli è capitato; didascalica e a tratti davvero ingenua la seconda, quella in cui Omicron/Trabucco si affaccia sul mondo degli esseri umani e comincia ad acquisire una coscienza propria. Malauguratamente la sezione più importante della pellicola è proprio quest'ultima, e cioè quella senza dubbio meno riuscita; Gregoretti, per quanto ancora alle prime armi, sa bene ciò che vuole e non gli riesce neppure difficile realizzarlo, ma semplicemente nutre ambizioni che appaiono smisurate alla luce della forma concreta che riesce a dare loro: l'autore non è Pasolini e Omicron non ha la consistenza polemica di un pamphlet satirico, è piuttosto una commedia a tratti divertente, in altri pungente, ma sempre piuttosto stilizzata nei contenuti, incapace di offrire una solida base teorica su cui sviluppare un pensiero, un'idea originale. Detto ciò, fra gli elementi validi dell'opera si devono citare il protagonista Renato Salvatori, la colonna sonora di Piero Umiliani (discreta) e la bella fotografia in bianco e nero di Carlo Di Palma; montaggio: Nino Baragli, produce Franco Cristaldi. 6/10.
L'operaio Trabucco, trovato morto, riprende miracolosamente conoscenza. Torna a lavorare più vigoroso di prima, ma comincia a comportarsi in maniera strana: perchè in realtà dentro di lui si è stabilito l'alieno Omicron, che studia la Terra in vista della conquista del pianeta.
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