Regia di Ugo Gregoretti vedi scheda film
A Gregoretti non mancava certo l'inventiva, e lo dimostra questo gradevolissimo film che si può a ragion veduta definire di fantascienza ma con solide basi nella storia contemporanea italiana di quegli anni
E' un film decisamente originale questo di Gregoretti del '63, molto figlio del suo tempo per argomenti trattati ma con uno stile ed un'inventiva di cui certo il regista non difettava. Utilizzando un contesto ai limiti della fantascienza (un alieno si reincarna in un operaio facendolo prima diventare uno stakanovista, per poi utilizzarlo come tramite per carpire i segreti del genere umano), Gregoretti in realtà opera una critica dissacrante sia verso l'operaismo e certe storture nelle rivendicazioni sindacali, sia verso i costumi della società del boom divisa tra un perbenismo di facciata ed una spasmodica voglia di progresso e innnovazione che, pur con qualche eccesso di parossismo, si lascia godere e racconta da par suo gli anni tra i più positivisti dell'Italia del dopoguerra. Ottima la prova di Salvadori, soprattutto nella prima parte da "muto" dove deve fare affidamento totale alla mimica facciale ed al linguaggio del corpo. Gustosa la critica letteraria, neanche troppo velata, verso alcuni testi che l'alieno legge per farsi un'idea della cultura umana, così come gustoso è anche il fatto che la fabbrica dove lavora si chiami Sms, un acronimo destinato in futuro a fare storia a sè.
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