Regia di John Stockwell vedi scheda film
Una Halle Berry particolarmente ispirata e assai sexy non basta a salvare Dark Tide dalla mediocrità. Il film di John Stockwell (Turistas) paga un insulso soggetto tirato per le lunghe da noiosissime caratterizzazioni del personaggi. La storia, in sé per sé è risicata, propone una gita in mare aperto per nuotare in mezzo agli squali. Chiaramente qualcosa non andrà come previsto. Molte, troppe, le pause morte. Il sonno arriva presto a tentare gli spettatori e quando si entra nel vivo in diversi hanno già cambiato canale. Piace l'idea di presentare i predatori quali semplici animali e non quali macchine assassine. Non c'è uno squalo killer, qua, ma ci sono gli squali, anonimi e molteplici. Il taglio registico è prossimo al documentaristico. Stockwell mostra la fauna marina del Sud Africa, tra pinguini, balene, otarie e, ovviamente, gli squali. Ciò rende molto realistico il film. Gli squali sono ripresi dal vivo, non sono riprodotti in computer grafica o ricreati con sistemi robotizzati. Tutto ciò rende la pellicola tra le più verosimili del genere (insieme a Open Water). Alla fine però si resta delusi. La confezione tecnica, le interpretazioni e gli attacchi degli squali (pochi in verità) sono assai buoni (notevole la morte di Ralh Brown), ma mancano le idee delle finzione. Manca l'intreccio. Tolta la parte finale, resta quindi un film insulso. Una vera e propria occasione mancata. Non a caso il film non è uscito nelle sale cinematografiche.
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