Regia di John Stockwell vedi scheda film
Guardare un film solo perché irrimediabilmente attratti dalla sua protagonista. La mia opinione su "Dark tide" potrebbe benissimo limitarsi a questa semplice ma sincera affermazione, del resto il film in questione è piuttosto dozzinale e poco interessante, indegno di nota se non fosse appunto per la presenza della divina Halle Berry, unico vero motivo di visione di una banalissima "shark story" dalla dubbia morale ecologista che lascia il tempo che trova. Diretto dal presunto specialista John Stockwell, che a sfondo subacqueo aveva già un paio di pellicole trascurabili come "Blue Crush" e "Trappola in fondo al mare", quest'ultimo lavoro segue le gesta di una studiosa naturalista, celebre per la sua capacità d'interazione con gli squali senza protezione alcuna, e del suo ambizioso compagno documentarista. La struttura è quella canonica del genere thriller con predatore: prologo, incidente di percorso con morte accidentale, crisi di coscienza, seconda occasione per affrontare e sconfiggere i propri demoni, finale. Il tutto popolato da personaggi poco credibili che prendono sistematicamente la scelta sbagliata qualunque sia il contesto o la situazione, da quello sentimentale a quella di pura sopravvivenza. Chi ci guadagna sono ovviamente i pescicane computerizzati, se non altro la loro pancia è piena. Chi ne soffre è lo spettatore che non riesce ad ottenere un briciolo di tensione da un film essenzialmente piatto e poco spettacolare anche e soprattutto nelle sequenze sottomarine. Passabile la prova della Berry che fuori dall'acqua oscura gli altri componenti del cast, impotenti di fronte a cotanta magnificienza. I 45 anni più sexy sulla faccia della terra.
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