Regia di Carlo Ludovico Bragaglia vedi scheda film
Un giornalista finisce involontariamente infiltrato in una banda di rapinatori. Suo malgrado asseconda l'equivoco, di modo da poter raccontare - sotto mentite spoglie - al suo giornale le imprese delinquenziali cui prende parte.
Commediola disimpegnata e godibile, La primula bianca: scritta da Anton Giulio Majano e Guglielmo Morandi, è una delle innumerevoli regie di Carlo Ludovico Bragaglia, artigiano specialmente dedito alla produzione leggera, in attività dai primissimi tempi del sonoro (inizio degli anni Trenta). I limiti dell'opera sono evidenti: l'intreccio un po' forzato, la morale facile, il chiaro legame estetico - ma anche nei contenuti, sdrammatizzati e semplificati - con il cinema dei telefoni bianchi, di prima della guerra; eppure la pellicola funziona benissimo, grazie a un ritmo spedito e a un reparto interpreti composto da nomi ben rodati come Carlo Campanini, Andrea Checchi, Laura Gore, Folco Lulli, Giulio Calì e Nino Pavese, con una particina significativa (il direttore del giornale) affidata a Paolo Monelli, giornalista nella vita reale (Il resto del Carlino, La stampa, Il corriere della sera). Nel 1946 neorealista un film come questo poteva cominciare a sembrare vecchio, ma la professionalità (produzione Carlo Ponti) con cui è stato realizzato lo rende apprezzabile ancora oggi. Bragaglia in quello stesso anno licenziava altri due titoli: Albergo Luna, camera 34 e Pronto chi parla?, entrambi con Campanini. 4/10.
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