Regia di Gennadi Shpalikov vedi scheda film
una lunga vita felice è quella che tutti ci si augura di poter vivere. se lo augura anche la protagonista che guardandosi allo specchio lo augura anche allo sconosciuto di cui si è innamorata ricambiata. che il film sia a tratti un pò incomprensibile, forse fa parte del lirismo proveniente dal poeta-regista. la brevità del film(aggiungo per fortuna)rende giustizia alla brevità di un amore così dichiarato e così irreale. due persone s'incontrano e si piacciono, ma si giurano anche eterno amore. il giorno dopo s'incontrano per una colazione o un pranzo e già da lì(con la figlia di lei che non tace un attimo)qualcosa sembra incrinarsi. mi perdonerà shpalikov, ma a me è più che altro sembrata la tipica botta e via di una notte. lui geologo, lei teatrante, destinati ad errare per il paese dove il lavoro li porta. certo, il giardino dei ciliegi e cecov e bisognerebbe magari averlo letto, visto che è parte centrale della narrazione, l'unione sovietica della seconda metà degli anni 60(come se questo potesse avere un qualsiasi significato), ma nonostante tutto mi è sembrato solo un'avventura di una notte, per essere educati. lui dice che deve fare una telefonata e lei gli dice di andarla a fare... un pò come fantozzi che dice di andare a prendere le sigarette dopo aver tagliato a metà una mela e averla spalmata con il formaggio e zucchero... il ragionier ugo fantozzi non fuma e il geologo mi prende un autobus per fuggirsene a gambe levate. nessuno dei due si vedrà mai più e nel finale scorci di paesaggi con chiatta sul fiume e bella ragazza che suona la fisarmonica. tutto continua come prima spolverato da un "poetismo" per me francamente eccessivo. buone le musiche, almeno nella prima parte e bello il b/n
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