Regia di Ivan Silvestrini vedi scheda film
Mattia è gay. In questo film non tenterà il suicidio né verrà abbandonato a bordo Tiburtina con le ossa fracassate da un’orda di bulli. Prenderà qualche cazzotto, e si tirerà un paio di schiaffi da solo. Solo, davanti allo specchio, prova con scarso successo il discorso catartico da fare alla sua famiglia. Lo terrà quella sera stessa, durante “l’ultima cena”: il mattino seguente partirà per la Spagna, dove lo attende un fidanzato madrileno convinto di avere la benedizione dei suoceri italiani progressisti. E, a sorpresa, prende un volo per Roma: Mattia deve decidere se essere, finalmente, sincero. A essere sinceri ci si guadagna in dignità e autostima, pare dirci il primo lungometraggio di Ivan Silvestrini. Probabilmente ce n’è ancora bisogno, di piccoli film dal linguaggio sitcomico che parlino di diversità senza volgarità e bilancino il trauma del coming out con la commedia (corale) degli equivoci. Come non detto è semplice semplice, ruba volti televisivi sorprendentemente in parte (soprattutto la vj di Mtv Valentina Correani, sorella coatta), oscilla tra la didascalia buonista e la sincerità dell’intenzione, affidata ad attori che incarnano personaggi prima che orientamenti sessuali (Francesco Montanari sui tacchi della drag queen Alba Paillettes li sintetizza eloquentemente entrambi). E se la famiglia è uno stereotipo di disfunzionalità virata in farsesco garbato, forse questo spaccato da conciliatoria serialità italica è un segno di tempi che cambiano.
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