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Utsushimi

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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La recensione su Utsushimi

di starbook
7 stelle

Tra arte e cinema. Uno Shion Sono sperimentale, folle e vitale.

Diciamo subito che non è facile scrivere di questa opera 'sperimentale' dello Shion Sono prima maniera.

Prendendo 'Suicide Club' come pellicola spartiacque nella carriera cinematografica del regista giapponese possiamo decisamente dire che esiste da allora, dal lontano 2002, un prima ed un dopo per caratterizzare l'arte e la poetica di Shion Sono.

Dal successo di critica, dal punto di vista ideologico più che formale, di 'Suicide Club' Sono diventa sempre più capace nell'uso della telecamera e padrone della tecnica anche beneficiando di effetti speciali di cui si fa padrone, con un incremento considerevole del budget disponibile che va a braccetto con la crescente fama internazionale.

Bisogna inoltre far notare che, soprattutto per noi occidentali è molto difficile reperire film prodotti da Sono prima del 2002: pochi fortunati hanno avuto la fortuna di vedere qualche titolo, ad esempio al TFF nel 2011 dove furono proiettate alcuni titoli introvabili, altri magari, conoscendo il giapponese, possono provare a procurarsi i titoli online, purtroppo in rete pochi sub-eng, quasi assenti i sub-ita.

Shion Sono nasce come artista tout-court e diventa regista per sperimentare il linguaggio cinematografico che lo vede pioniere del proprio 'divenire' un 'vero' maestro della settima arte partendo dall'avanguardia e da una sorgente filmica estremamente personale e difficilmente decodificabile.

Questo Utsushimi non ha una trama ben definita bensì risulta un intreccio tra fiction: la vicenda del tumultuoso rapporto d'amore tra una giovane studentessa e un cuoco imbranato e la realtà ovvero spaccati della vita lavorativa di tre artisti giapponesi: Maro Akaji, Shinichiro Arakawa e Araki Nobuyoshi.

Di quest'ultimo conoscevo l'esistenza poichè presso il museo Pecci di Prato, alcuni anni addietro gli fu dedicata una mostra, essendo un fotografo di fama mondiale che concentra il suo lavoro quasi esclusivamente sui nudi femminili.

Celebri le sue foto istantanee polaroid in bianco e nero che produce a migliaia.

L'interpretazione, opinabile, è che tutta l'operazione volesse essere una tributo-elegiaco al corpo-fisico, alla gioventù ed ai suoi bisogni nonchè alla bellezza che ne scaturisce.

Personalmente ho apprezzato la pazzia e la gioiosità che esprime l'inserto dedicato alla relazione nata in una tavola calda tra una studentessa, chiaramente vestita alla marinara come conviene nel paese del sol levante, ed un giovane cuoco dove l'esigenza di consumare un rapporto al fine di perdere la verginità porterà la coppia a rincorrersi per le strade della città in un gioco fatto di avvicinamenti e distacchi totalmente fuori di testa.

Gustosissima vicenda priva totalmente di volgarità ma così innocente e raffinata, nonostante la tecnica approssimativa della ripresa costituita quasi interamente da lunghi piani sequenza con l'ausilio della camera a mano.

Consigliata la visione, se non altro per capire l'evoluzione artistica del regista di 'Guilty of Romance' e 'Cold fish' all'epoca in cui tentava di fare arte anche con 'poco'.

Una stilla del genio comunque si nota.

 

     

 

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