Regia di Shion Sono vedi scheda film
Opera sperimentale più vicina all'istallazione che al prodotto filmico.
Shion Sono segue la giovane Keiko Suzuki nella sua quotidianità all'interno dell'abitazione dove abita e all'esterno, lungo le strade innevate dove solitaria scorrazza.
La giovane conserva gelosamente le spoglie (ossa che tiene in un contenitore) del padre prematuramente scomparso e che confessa di aver trafugato al cimitero.
Così colorato il loft dove vive Keiko, così incolore l'esistenza della protagonista che conta pedissequamente i secondi che scorrono e che la separano alla meta dei suoi primi 22 anni di vita.
Del mondo esterno, inteso come 'rapporto' con gli altri individui, pare non vi sia traccia; Keiko gioca nel suo mondo interpretando personaggi immaginari in un 'one woman show' di cui è contemporaneamente attrice e spettatrice.
La segreteria telefonica 'certifica' l'assenza di messaggi ed il vagare della giovane all'esterno del suo mondo interiore-loft conferma l'assenza totale di interazione col prossimo.
Tra lunghi piani sequenza e interminabili primi piani, si susseguono i vari capitoli (i giorni della settimana) che differiscono l'uno dall'altro da piccoli gesti che scansionano lo scorrere del tempo e da variazioni cromatiche come lo sfondo dei titoli stessi, i vari giorni scritti in lingua inglese.
Un noto critico d'arte disse che spesso le opere astratte, come ad esempio quelle scultoree di Henry Moore, sono più facili da descrivere e spiegare rispetto ad opere pittoriche apparentemente semplici da decodificare, come ad esempio quelle figurative di Raffaello o di Caravaggio.
Questa opera di Shion Sono del 1997 così naif ed ermetica può essere paragonata alle prime (quelle astratte) dove, esemplificando, il regista ha colto l'essenza della solitudine.
Più adatta ad essere proiettata, magari in un interminabile loop, ad una biennale piuttosto che in una sala cinematografica.
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