Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Premesso che lo stilismo debordante (Davide Schiavoni) di De Palma è di tutta evidenza (tutti i movimenti di macchina rendono bene l’ “ansia da prestazione” del protagonista), ciò che mi ha parecchio infastidito è la trama del film, incentrata sulle fobie (vere o presunte), sulle ossessioni morbose, sui blocchi psicologici di un attore fallito (e si capisce facilmente il perchè) - lo Zeno Cosini della Hollywood di 30 anni fa - che occupa il tempo proprio dando sfogo alle sue perversioni (la scopofilia, nella fattispecie, ma non solo).
Su queste misere premesse si sviluppa un thriller di quasi nessuna presa; “limitante” come lo è, per l’appunto, il protagonista (un onesto C.Wasson) e basato su una trama che non regge il giudizio di verosimiglianza dell’uomo medio. Scadente e ridicola ben oltre la prima metà e pure nella penultima scena, dà qualche (piccola) soddisfazione solo nel finale (eccettuata la penultima scena, per l’appunto).
Dunque, il gioco carnale di corpi perfetti - adorati, ma equivocati - non mi ha affascinato, né mai mi ha colpito (tanto più se M.Griffith sfoggia un terribile taglio di capelli very ‘80s style)...
...se non solo nell’ultimissima scena, quando, però, ormai, all’elegante finzione di De Palma, si sostituisce quella, di serie B (ma comunque molto attenta), di un altro regista (Rubin/D.Franz). E questo è tutto dire.
Buona, comunque, la colonna sonora di Donaggio quando si tratta di descrivere, in musica, la sensualità dei rituali privati.
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