Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Brian DePalma non ha mai celato la sua ammirazione per il cinema classico: innumerevoli le citazioni e gli omaggi ad Alfred Hitchock, l'esplicito remake di Scarface di Hawks, gli scontri con tanto di "arrivano i nostri" di The untouchables. Altrettanto esplicito è il rimando ad Hitchock con Omicidio a luci rosse, come già in Vestito per uccidere De Palma sembra affascinato dalle carrellate silenziose che seguono i protagonisti, quasi sospesi in una dimensione irreale, a cui aggiunge proprio come ne La donna che visse due volte e La finestra sul cortile delle peculiarità del protagonista come la fobia per i luoghi chiusi (al posto dell'altezza da cui era terrorizzato James Stewart) o l'irrefrenabile desiderio di spiare una vicina.
Se le intenzioni erano buone il risultato lascia molto a desiderare: un'infinità di buchi costellano la sceneggiatura: l'assassino come faceva a sapere che avrebbe trovato un attore spiantato con tanto di fobie per imbastire la sua messinscena? peraltro incontrandolo ad un'audizione.
il desiderio smodato da voyeur non è assolutamente spiegato: l'assassino come faceva a sapere che il protagonista avrebbbe assistito all'omicidio?
Tante sequenze sfiorano un po' il ridicolo (il pedinamento al centro commerciale, il bacio sulla spiaggia), restano alcuni momenti indovinati: il truce omicidio, il finale piuttosto teso e le sequenze legate al cinema di serie Z che De Palma aveva già ripreso in film come Blow out. Lontanissimo dal cult che è diventato, sembra più un prodotto molto legato ad una certa stagione.
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