Regia di John Luessenhop vedi scheda film
Non aprite quella porta. The Texas Chainsaw Massacre del 2003, remake del classico horror di Tobe Hooper fortemente voluto da Michael Bay e diretto da Marcus Nispel, ancorché pessimo e vagamente reazionario, ebbe un clamoroso successo negli States rilanciando un filone che pareva defunto. Di tutti i franchise del terrore, quello del “massacro della sega elettrica” è sempre stato il più affascinante per le implicazioni politiche (nel 1974 dell’originale i temi erano la famiglia, il Vietnam, la violenza dove meno te l’aspetti... Ma anche esteticamente si era in pieno underground) e il più difficile da sfruttare. Si persevera invece, sperando che abbocchino le nuove generazioni e che magari non si irritino se Leatherface, icona assassina della serie, viene ridotto a una specie di replica di Jason, in versione monoarma (sega elettrica), quando il collega di Venerdì 13 si è affezionato al machete solo in tarda età. Non aprite quella porta 3D ha come unico elemento di novità la stereoscopia, cui si presta con abbondanza di “intrusioni” la sega circolare usata dal macellaio. Disturbato dall’arrivo di una giovinetta che ha ereditato la magione della famiglia Sawyer, quella cannibale del primo film, Leatherface ricomincia la mattanza senza una logica apparente. Non che la si pretenda da una simile operazione, ma era lecito aspettarsi qualcosa che andasse oltre il minimo sindacale previsto dal genere.
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