Regia di Sergi Vizcaino vedi scheda film
Viaggio di sei ragazzi verso la periferia inabitata, a bordo di un furgoncino in stile Non aprite quella porta. Lo scopo? Documentare l’eventuale presenza di fantasmi come accadeva al team di Esp. Fenomeni paranormali. Inevitabilmente, i giovincelli saranno eliminati uno a uno - nel solco dello slasher Venerdì 13 - dopo qualche gioco di “hosteliano” sadismo. In questa sangrìa derivativa dal titolo inutilmente ammiccante al recente franchise del “Paranormal qualcosa” (in questo caso, le sequenze mockumentary si contano sulle dita di una mano), il debuttante (al cinema) Vizcaíno mescola tradizioni americane e innovazioni iberiche di genere, tra fantasmini e possessioni, raschiando il fondo del barile di oltre 30 anni di horror. Dopo un incipit estenuante e lungo mezzo film, la diva, lo sfigato, la bellona, il macho e il simpaticone (caratterizzazioni e recitazione da teen comedy) iniziano a morire. Parallelamente, la narrazione apre interrogativi telefonati sulle connessioni tra gli omicidi e le turbe psichiche della cutter Diana, i cui traumi passati sono esplorati con superficialità da scuola elementare. Vizcaíno combatte la paura con abusi di zoom e irruzioni sonore, vanificando ogni possibile momento thrilling nell’annunciarlo con secondi o minuti di anticipo. Condito da un 3D posticcio, con personaggi come sagome incollate su fondali piatti, Paranormal Xperience 3D è soltanto un’esperienza spettatoriale tristemente normal. E mortalmente inutile.
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