Regia di Dino Risi vedi scheda film
Ritratto spietato dell'Italia della metà degli anni Sessanta: se in I mostri il paese era apparso cinico, gretto e cattivo, da qui emerge nella sua totale idiozia. Dino Risi descrive questa estate italiana - del '65 - come un conflitto armato, nel quale si fanno pochi o punti prigionieri; infatti, la voce radiofonica che l'ingegner Marletti ascolta nel finale è un vero e proprio bollettino di guerra (solo dal contesto che conosciamo sappiamo che invece si riferisce all'esodo estivo): si parla di invasione dei tedeschi al Brennero, morti sulle strade, città occupate dagli stranieri, per concludersi, ironicamente, con la constatazione metacinematografica «all'ovest niente di nuovo».
Il campo di battaglia dipinto da Risi è affollato come le trinceee della Prima Guerra Mondiale ed è inzeppato, nelle sue immagini, di musica popolare - onnipresenti i successi dell'estate - e persone, come nelle celebri vignette di Jacovitti. Forse mancano salami e mortadelle (anche se qualche personaggio li ricorda), ma il senso di sudaticcio - non è un caso che i protagonisti si cambino spessissimo d'abito - e di soffocamento è il medesimo.
Molto bravi Salerno e la Milo, ma anche i comprimari, quali Luttazzi e Pisu, si dimostrano all'altezza, così come i componenti spagnoli del cast.
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