Regia di Eugène Green vedi scheda film
Nel mondo vivente il soffio dello spirito è il soffio del corpo
Le monde vivant è un film sul narrare. La parola è infatti il conclamato motore della vicenda, le relazioni si creano in base a parole date, più potenti dei sentimenti, e le cose sono in virtù non del loro aspetto ma in quanto nominate (e quindi se si afferma che un cane è un leone, quello a tutti gli effetti sarà un leone per tutti e ruggirà).
Le monde vivant è una favola per bambini raccontata da bambini, ambientata dentro a un bosco comune ma sedicente magico (simile per certi versi a quello di The end di Guillaume Nicloux) popolato da orchi, cavalieri, damigelle in pericolo e ninfe dei boschi, personaggi consapevoli della propria finzione, impersonali nel parlare e categorici nelle risoluzioni: in quanto personaggi devono attenersi al testo ed ecco che quindi la parola li incatena e li libera (anche dalla morte), diventando vero e proprio deus (ex machina) personificato di riferimento.
- Dov’è l’orco?
- E’andato a bere una birra. Siamo soli
- E’ buffo essere soli e ciò nonostante essere in due.
-E’la grammatica che lo vuole
- Allora ringrazio la grammatica per lasciarmi solo con voi
Green rende palese la finzione non solo con un recitativo volutamente artificioso e autoironico, ma spogliando le scene e contaminandole con il moderno (i cavalieri sono assolutamente contemporanei, è solo una spada infilata nella cintura dei pantaloni a decretarne il rango).
E quando alla fine i protagonisti (affiancati come a ringraziare da un palco) salutano i bambini liberati dall’orco prima che questi tornino alle loro famiglie compare sui loro volti finalmente un barlume di sentimento, una nota di tristezza dettata dalla consapevolezza di essere ormai arrivati all’inevitabilmente ultima delle parole a loro destinate, The End.
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