Regia di Curtis Bernhardt vedi scheda film
Grande questo noir-melò, poiché è capace di incollarti al televisore sin dalle prime scene, e non conosce allentamento della tensione sino all'ultima inquadratura. E' una storia di amore folle, che forse non è neppure amore, ma solo passione divorante e appunto follia. Casi del genere resistono anche nella realtà. Cioè uomini piuttosto meschini ed egoisti (Van Helfin), certamente niente di eccezionale, che però suscitano nelle donne (Joan Crawford) una passione virulenta che le rende disposte all'inganno, alla macchinazione, e anche al crimine pur di assecondarla. Tale passione, infine, per nulla corrisposta dall'uomo, le conduce alla follia. Come dicevo poc'anzi, questo sentimento non ha nulla in comune con l'amore, tant'è che degenera presto in gelosia furiosa e persino odio verso la stessa persona desiserata. Van Helfin interpreta benissimo il seduttore cinico, ambiguo, che si diverte con le donne o si serve di loro. La Crawford secondo me non era bella, ma era un mostro di bravura: qui sembra veramente una donna instabile smaniata da una passione insana e poi infine una pazza che soffre di allucinazioni. Incarna anche un'idea e un'illusione purtroppo frequentissime nelle donne, cioè "per conquistarlo lo faccio ingelosire mettendomi con uno che non amo". Il titolo italiano è sciocco come molti altri dell'epoca. Il titolo originale, invece, calza, specie se si riferisce la "possessione" da un uomo e non dal demonio. A proposito, la sentenza finale del medico su possessione dal demonio e malattia mentale è un po' sbrigativa e semplicistica, in quanto nega la possibilità della prima o accomuna le due cose. Comunque il film è un capolavoro, uno di quelli che oggi mai e poi mai riuscirebbero a fare.
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