Regia di Tonino De Bernardi vedi scheda film
Passaggio. Un vitello nasce, un vecchio toro viene venduto al macellaio. Gente in cammino impara una lingua straniera. Il latte si rimette sul fuoco, per preparare la ricotta. Le cose vanno, vengono, ritornano, a volte rimangono. È il flusso e riflusso dei ricordi, delle passioni di casa, della cultura contadina che è sapienza antica, ma anche sublime oblio del presente. Tonino de Bernardi stende lo sguardo sul suo mondo con la lenta levità di una carezza. Centellina i pensieri, modulandoli in sussurri, per rieducare il nostro modo di vedere. La continuità del tempo è una vecchina curva che attraversa la scena in ciabatte. È una corsa di bambini che si trascinano dietro una bandiera. È il cortile in cui risuona la voce di un soprano. Ogni luogo si presta ad essere percorso dal movimento delle idee, dei sogni, delle fantasie, delle memorie che danno un senso alla lunga teoria dei giorni. L’esserci deriva il suo significato dall’esserci stato. Non si può scoprire nulla, né essere sorpresi, senza sapere, senza già conoscere. Ecco perché il racconto di Tonino ama ripetersi, restare immobile, attendere, soffermarsi sulla familiarità. I suoi personaggi sono amici, parenti, figli, nipoti: un popolo che scrive la storia attingendo al patrimonio inesauribile del già noto, di quello che non smette di rivelarsi ad ogni istante, semplice, genuino e commovente come sempre. La campagna è il suo universo, per poesia e per metafora: è lo spazio della natura vergine, che pure ne ha viste tante, il regno della terra eternamente giovane che ha dato frutti per millenni. È il nostro passato che diventa un peso solo se lo respingiamo indietro, come il postumo di una fatica, come lo strascico di un combattimento. Altrimenti non è che bellezza: è la traccia di un percorso che segna la profondità dell’esistenza, rifrangendo l’attimo nelle sfaccettature dei tanti momenti simili, ma mai perfettamente identici. La realtà si ripete, con piacevole insistenza, ed elegantemente si lascia variare, appena appena, dal tocco di un vento che ne increspa la fronte ed il sorriso. Il discorso del cosmo è uguale e diverso come il ciclo delle stagioni, si ripiega su se stesso solo per potersi poi schiudere con maggiore slancio, lungo una traiettoria un po’ spostata, finita impercettibilmente fuori asse. Questo infinitesimale sbandamento è la vertigine sottile che sanno dare la coerenza, l’abitudine, la fedeltà a tutto ciò che ci appartiene. È il brivido di chi perde l’equilibrio vagando con la mente entro i consueti circuiti del corpo e del cuore. Il cinema di Tonino trova la sua libertà lasciandosi cingere dal vicinissimo orizzonte delle persone, dei luoghi, dei suoni e degli odori che ama. Quelli che domani riusciranno comunque a essere nuovi, nel tremulo alone della loro sfocata immutabilità. Così sarà. Ed è così. Circa. Più o meno.
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