Regia di Susanna Nicchiarelli vedi scheda film
Nel 1981 un professore di giurisprudenza viene ucciso dalle Brigate Rosse nel cortile della Sapienza (palese allusione a Vittorio Bachelet); poche settimane dopo un suo collega sparisce per sempre, presumibilmente rapito dagli stessi terroristi; trent’anni dopo sua figlia trova misteriosamente il modo di contattare sé stessa da bambina per cercare di impedire l’accaduto, o almeno per capire cosa è successo: presto diventa chiaro che le cose non sono andate come sembra, finché si arriva a una rivelazione sorprendente. Com’è noto, per un giovane regista l’opera seconda è quella più difficile; se per giunta decide di adattare un romanzo di Veltroni, significa che gli piacciono le partenze a handicap. Insomma, secondo me Susanna Nicchiarelli è una che va sostenuta, per i suoi progressi rispetto a Cosmonauta e per la sua discrezione (anche qui si riserva un ruolo, ma non da protagonista). Il tema dell’incontro con il proprio io passato viene generalmente svolto in senso memoriale-nostalgico, sottolineando la distanza fra le attese e le realizzazioni (a molti può venire in mente Faccia a faccia, con Bruce Willis; io preferisco ricordare un malinconico racconto di Buzzati, Quando l’ombra scende). Ma questo film prende una strada diversa, disinteressandosi degli aspetti fantastici e usando i paradossi temporali come chiave di interpretazione storica: di fatto Caterina ha la possibilità di rivivere gli anni di piombo con la propria consapevolezza di adulta. E allora la vicenda suona come un monito per tutti noi, convinti di sapere chi ha ucciso Liberty Valance: in quanti casi la versione ufficiale non coincide con la verità? quali sono stati i retroscena taciuti, occultati, dimenticati?
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