Regia di Cesare Ferrario vedi scheda film
La fantasia può essere più vera della realtà.
Ho scelto di vedere questo film perché il mostro di Firenze, a me, giovane abituale frequentatore della camporella in macchina da appena maggiorenne in quegli anni, in Lombardia per fortuna, aveva sempre interessato come argomento quando colpiva.
Quando l’ho visto sono rimasto un po’ perplesso, la storia, della giornalista col suo amante scrittore, l’ho trovata una scelta molto puerile, già vista e pure un po’ scontata.
Sinceramente non mi ha entusiasmato l’interpretazione di Mann, come ho trovato pocio attendibile il voler giustificare la spiegazione della teoria espressa sul movente del mostro.
Invece lo spessore di questa possibile soluzione del controversissimo caso, per me mai risolto, ma forse sarebbe il caso di parlarne altrove, è molto interessante anche se si allontana molto da quelli che furono gli sviluppi delle indagini, lunghissime e non esaustive che ne sono venute fuori successivamente.
Non voglio spoilerare, ma ho trovato alcuni contributi puerili altri ottimi, un film che parte piano, ma a parte qualche seno nudo innocente, non indugia sulla tragicità delle situazioni ma vuole cercare il punto di vista di un mostro che cresce nel cuore di una persona normale, che poi tanto normale non poteva ne doveva essere.
Aldilà di tutto, un film lievemente lento e forse un po’ noioso, di cui non sapevo nulla fin che non l’ho visto, e del quale come mio solito, cerco le informazioni dopo la visione e non prima, per non esserne influenzato affatto. Ma quando poi ho scoperto che era stato prodotto subito dopo l’ultimo dei delitti attribuiti al mostro, (o alla banda del mostro, era uno, due era sempre lo stesso? E chi lo sa), allora prende una certa sensibilità ed originalità che mi era sfuggita durante la visione, per cui mi rimane un giudizio un po’ monco, poteva essere molto di più, ma forse di meno.
Immagino di aver potuto godere del film integrale senza il taglio delle ricostruzioni dei delitti, accurate direi, anche se troppo documentaristiche.
Bellissimo il finale, da riscatto.
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