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Il mostro di Firenze

Regia di Cesare Ferrario vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il mostro di Firenze

di undying
7 stelle

Ispirato dall'omonimo libro di Mario Spezi, Cesare Ferrario dirige un film che oggi, rivisto in versione integrale e alla luce dei nuovi sviluppi sul caso, merita di essere riconsiderato. Suddiviso in due tempi distinti, tra ricostruzione storica e pura fantasia.

 

locandina

Il mostro di Firenze (1986): locandina

 

8 settembre 1985, San Casciano (FI). Una giovane coppia francese, in tenda, durante la notte viene brutalmente massacrata. Sono le ultime vittime, ormai quantificate in sedici, attribuite dagli investigatori al "mostro di Firenze". Mentre le indagini per risalire all'identità dell'assassino proseguono senza rilevante risultato, la giornalista Giulia (Bettina Giovannini) e lo scrittore Andreas (Leonard Mann) tentano di ricostruire i fatti partendo da un delitto di gelosia, avvenuto il 21 agosto del 1968, nel quale appare per la prima volta l'arma utilizzata dal killer, una Beretta calibro 22. In particolare Andreas, impegnato nella stesura di un libro sull'argomento, arriva a visitare i luoghi dei delitti per tentare di dare un volto all'assassino e inizia a sospettare che questi possa essere un uomo impotente, cólto, di buona estrazione sociale, probabilmente oppresso da una madre invadente e autoritaria.

 

"Tutto continua a ripetersi con matematica e sorprendente precisione: un uomo e una donna mentre fanno l'amore, la stessa pistola, le stesse pallottole, la stessa arma da taglio, l'asportazione del pube e del seno della donna. Quello stesso individuo, ormai con scadenze sempre più precise: ogni anno, d'estate, in una notte senza luna."

 

"Un uomo - un caso unico nella storia della criminologia - la cui follia ha generato 16 incomprensibili e atroci delitti. Un maniaco omicida, tuttora in libertà, che viene definito dalla cronaca Il mostro di Firenze."

(Didascalia)

 

scena

Il mostro di Firenze (1986): scena

 

Liberamente ispirato dall'omonimo libro di Mario Spezi, Cesare Ferrario realizza un film drammatico e suddiviso in due parti distinte: un primo tempo in cui la storia segue uno sviluppo accostabile al documentario e un secondo di pura fantasia, nel quale lo scrittore arriva ad essere letteralmente ossessionato dal viso dell'assassino, fantasticando persino di assistere alla sua cattura e a un ipotetico processo. La ricostruzione storica degli otto duplici delitti è ben riproposta, partendo dall'ultimo (non lo si sapeva che tale sarebbe stato al tempo delle riprese) per poi tornare alle probabili origini (21 agosto 1968). Quindi la sequenza dei delitti procede come da fatti realmente accaduti, nel seguente ordine cronologico: 14 settembre 1974, 6 giugno 1981, 22 ottobre 1981, 19 giugno 1982, 9 settembre 1983 e 29 luglio 1984. Ferrario, in collaborazione con Fulvio Ricciardi e Linda Brunetta, scrive una sceneggiatura in parte spiazzante, con sbalzi temporali che avvengono in maniera contraddittoria su binari paralleli: mentre infatti la rievocazione della cronaca procede dal passato verso il presente, la ricostruzione di fantasia sull'identità e sulle motivazioni del killer va in direzione opposta, arrivando a mostrarci il presunto "mostro" come un bambino (traumatizzato da un evento sessuale, scoperto per caso in famiglia) solo nelle sequenze finali. Il film è molto ben girato, in location fittizie romane alternate a zone centrali di Firenze (piazza della Signoria s'intravede in un paio di occasioni, ed è lì che si chiude il film), reso particolarmente profondo da ottimi dialoghi e dalla convincente interpretazione di Leonard Mann. La lavorazione è stata comprensibilmente osteggiata da parte dei parenti delle vittime, mobilitate anche contro altri due progetti contemporanei. Tre infatti sono i film girati lo stesso anno sul medesimo soggetto: Firenze! L'assassino è ancora tra noi di Camillo Teti, esce per primo nelle sale (nel mese di febbraio 1986), anticipando il film di Ferrario di un paio di mesi, mentre il più travagliato Tramonti fiorentini diretto da Gianni Siragusa, circola per la prima volta - dopo essere stato rimanipolato da Paolo Frajoli - direttamente in home video nel 1992, con titolo modificato in 28° minuto (in televisione viene invece trasmesso come Quel violento desiderio). Il migliore del lotto è proprio questo Il mostro di Firenze, realizzato sembrerebbe non per speculare sui fatti di cronaca o perlomeno non più di quanto faranno molti apprezzati giornalisti e scrittori nei palinsesti televisivi in appositi approfondimenti, spesso assai più morbosi, sull'argomento. L'accostamento tra il film di Ferrario e Manhunter (Michael Mann, 1986) non è peregrino: in entrambi i casi il protagonista tenta di ricostruire i fatti di sangue visitando i luoghi dei delitti e restandone fortemente turbato, ossessionato dall'idea di identificare il responsabile e, soprattutto, di capirne le ragioni che lo hanno spinto a compiere omicidi così brutali. Il film di Ferrario torna inoltre ad essere estremamente attuale, dato che è sempre più in dubbio il reale coinvolgimento di Pacciani e dei compagni di merende nei delitti; il caso è di nuovo aperto e diverse ipotesi considerano plausibile che dietro le sanguinarie azioni del mostro di Firenze ci possa per davvero essere stata una singola mano omicida. 

 

scena

Il mostro di Firenze (1986): scena

 

Citazioni 

 

"Tutta questa storia, sembra fantastica più che reale..."

 

"Sono solo le cose più lontane quelle che chiariscono il presente."
(Giulia)

 

"Sto cercando di costruire un personaggio, ma è come un'ombra che appare e poi svanisce, anche se a volte ho l'impressione di vederlo dappertutto. Eppure è un uomo qualunque, con una vita apparentemente normaleNel fondo del cuore di ognuno si nasconde un assassino. Ma perché un uomo diventa un mostro? Qual è il groviglio di emozioni represse che gli suscita il desiderio di uccidere e di compiere quelle orribili violenze sui corpi delle sue vittime?"

(Andreas) 

 

"Ho a lungo rifiutato di chiamare mostro un uomo così, come la stampa e la coscienza popolare avevano da tempo fatto. Ma nei lunghi anni, spesi alla caccia di questo criminale - unico tra i tanti orrori che il mondo ci offre - mi sono reso conto che mi veniva naturale chiamarlo in questo modo. Assassino non serve a definirlo; maniaco sembra già un'attenuante; pluriomicida appare grottesco, riduttivo. Sì, è un mostro, perché ogni suo crimine è stato premeditato con circostanziata perizia e abilità; perché ha commesso atrocità che le parole non riescono a descrivere e per le quali nessuna attenuante può essere invocata. Per causa sua, una lunga serie di nomi, di giovani, è stata cancellata dalle pagine della vita proprio nel momento in cui essa si apriva davanti a loro piena di speranze e di promesse. Famiglie serene, salde nei loro affetti, sono state devastate dal dolore che la sua mano omicida ha inflitto con aberrante crudeltà. Un uomo come noi ha seminato morte e sgomento, in una umanità già satura di sofferenze. Ora quest'uomo, che fino a ieri è stato un anonimo, un insospettabile cittadino trincerato nella sua grigia esistenza e che ha saputo nascondere il suo terribile segreto, è qui davanti ad altri uomini. Oggi in quest'aula in qualità di rappresentante della pubblica accusa, il mio compito di fronte all'evidenza dei fatti può sembrare facile, ma non lo è. Le mie conclusioni, non sono che domande. È sufficiente che io chieda una pena, e la ottenga, perché questa storia possa considerarsi chiusa? E quale pena potrà mai soddisfare l'esigenza di giustizia dei genitori delle vittime, della gioventù offesa, della gente inorridita?"

(Pubblica accusa, nel processo immaginario al mostro di Firenze)

 

"È un compito difficile, quasi impossibile, cercare di capire il mistero umano che c'è dietro a quelle sbarre. Che giustizia sarebbe una giustizia che condanna senza cercare di capire quest'uomo che appartiene a nessun'altra specie che alla nostra? Un uomo con i suoi ricordi, i suoi sentimenti, un passato, un'infanzia fatta di giochi innocenti, di affetti malati, forse di grandi dolori. Quest'uomo non sfuggirà alla sua condanna. È giusto. È giusto che sia così. Ma dopo che avremo usato tutti gli strumenti della legge, dopo che lo avremo classificato, facendolo rientrare nelle categorie del nostro codice penale, allora forse per un momento, noi dovremmo deporre le nostre toghe di giudici e guardare nel fondo imperscrutabile del suo cuore, per cercare di capire la causa della sua follia. So che il male che è radicato in lui non potrà mai essere considerato un attenuante. Ma so anche che avremo fatto veramente giustizia solo quando avremo capito perché, un uomo come noi, è diventato il mostro di Firenze."

(Difesa, nel processo immaginario al mostro di Firenze)

 

scena

Il mostro di Firenze (1986): scena

 

Colonna sonora 

 

Ottimo il contributo di Paolo Rustichelli alle musiche, alternate saltuariamente con due brani che rappresentano un'epoca: Ma che freddo fa (Nada) e La bambola (Patty Pravo).

 

scena

Il mostro di Firenze (1986): scena

 

"Non esiste nella letteratura mondiale un caso così, non è possibile che uno soddisfi una voglia sessuale con dei tempi così distanziati, è assolutamente escluso. Poi ci sono delle tendenze perverse che possono essere lo start della cosa, cioè è possibilissimo che quest'uomo avesse delle tendenze da guardone in partenza, qualche cosa è successo che l'ha spinto una prima volta a uccidere e di lì è venuto il seguito."

(Giorgio Abraham)

 

Trailer 

 

F.P. 03/02/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 100'49")

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