Regia di Julien Magnat vedi scheda film
Non era una brutta idea, quella che sta alla base di "Faces in the crowd", e ricordava da vicino Hitchcock, o i primi films di De Palma, con la possibilità di creare un gioco psicologico sulle identità, che però va sprecata fin dai primi minuti del film: già credere al fatto che la bella Jovovich non abbia trovato di meglio di un fidanzato brutto e antipatico(che porterebbe a farci delle domande circa la sua confidenza in se stessa) fa storcere parecchio il naso, ma quando finalmente la nostra eroina sembra ritrovare il proprio senno mettendosi a flirtare col bel McMahon(e quando domanda "oh, ma perchè riconosco solo te?" noi vorremmo tanto risponderle:"mah, magari perchè ti sta ritornando un po' di buon gusto, cara. Ti ci voleva, la botta in testa") siamo già più convinti della credibilità del suo personaggio, ma l'esperienza dura poco, perchè basta che il nostro poliziotto si rasi, perchè la vista della Jovovich torni a "proporle"il brutto antipatico, al solo scopo di incasinare un finale tirato ed estremamente insipido(ma quale persona tra il pubblico non indovina subito a cosa serviva questo ulteriore pasticcio?).
Già da metà film, la tensione è a livello soporifero, e la dozzinalità della regia ci pesa addosso come un macigno.
Jovovich sprecata, McMahon-splendido dottor Troy di Nip e Tuck...altrettanto.
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