Regia di Park Soo-min vedi scheda film
TFF 2011 - Concorso. I film coreani sono da un po' la mia vera passione; chi mi conosce un po' e ha letto qualche mia precedente recensione forse lo sa. Sono dunque partito piuttosto ben predisposto verso questo debuttante nel lungometraggio, attratto altresi dalle atmosfere fosche che dalla trama emergevano gia' ad una sommaria lettura. Un anziano solo al mondo, ha fatto parte in passato di una squadra delle forze dell'ordine che si occupava (probabilmente in modo anonimo) dell'estorsione di informazioni da sospettati e spie in ogni modo, specie con elaborati piani di tortura. Ancora oggi, vecchio ed insonne (gli incubi e' facile capire a cosa siano dovuti) viene reclutato sporadicamente dalle nuove leve per consigli pratici. Come a dire: l'esperienza insegna. Frequenta una donna della sua eta', dolce e affettuosa che lo avvicina, nonostante la riluttanza, ad una cerimonia religiosa (cattolica o quantomeno cristiana) e in quel modo rivede un suo capo, ora redento al ruolo pastorale. L'incontro non fa che riemergere ulteriori ferite dell'animo, turbamenti insanabili per la fragile psiche del vecchio. Un giorno poi, andando a trovare la sua amica, la scopre cadavere nella doccia, uccisa dal giovane, fanatico nipote. E' un uomo perso, che non potra' che utilizzare le sue abilita' di persuasione alla confessione ed attuare un regolamento di conti che ha il sapore di una sfida a Dio e ai dogmi. Duro, a tratti spietato, pessimista come pochi, A confession e' un'opera che rivela un regista coraggioso, che non cerca certo facili consensi e che potra' farsi notare in un panorama fertilissimo di talenti nazionali.
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