Regia di Edward Dmytryk vedi scheda film
E. Dmytryk ha girato questo film nel 1944, tratto dal romanzo “Addio mia amata” di R. Chandler, sceneggiato da John Paxton. La trama, labirintica, narra in flashback dell’investigatore privato Philip Marlowe (interpretato da Dick Powell), contattato dall’ex detenuto Malloy (Mike Mazurki) per ritrovare la sua donna, che si ritrova coinvolto in un intrigo relativo al furto di una preziosissima collana di giada rubata alla moglie (Claire Trevor) dell’anziano e ricchissimo signor Grayle (Miles Mander); Marlowe, coadiuvato dalla figlia di primo letto signor Grayle (Anne Shirley), dopo varie peripezie verrà a capo degli intrighi.
Il film è considerato a buon diritto un capostipite del genere noir, sebbene c’è da dire che più che un vero e proprio genere tipico dello “studio system”, il noir è uno stile ed un’atmosfera, tant’è che è stato detto essere molto più facile riconoscere un film noir che non definirlo. In particolare, è importante la definizione dell’investigatore Marlowe, non come l’acuto e raffinato indagatore di molti precedenti romanzi “gialli”, ma come un uomo comune, intelligente e disinvolto ma anche fragile, con le sue debolezze ed i suoi errori. Al riguardo, è indicativa la prima scena in cui Marlowe, bendato, è interrogato dalla polizia di cui è evidente la simbologia: il detective è menomato e non riesce a vedere l’oscuro viluppo di intrighi in cui è immerso. Nel corso della vicenda, poi, è tramortito per ben tre volte sprofondando nell’oscurità (resa con dissolvenze in nero), ed è picchiato, sequestrato e drogato, dando qui modo al regista di rappresentare le allucinazioni con innovative, per l’epoca, tecniche di ripresa.
La “dark lady”, pressoché onnipresente nei noir, è rappresentata dalla signora Grayle, bellissima e affascinante, ma ambigua e menzognera, disposta a tutto per conseguire i suoi fini, anche all’assassinio; a lei fa da contraltare la figlia del signor Grayle, brava ragazza ostile alla moglie del padre e che si invaghisce di Marlowe. Tipica dei noir è anche la trama che consiste in un labirinto di intrighi, menzogne, ambiguità, che rendono oscuro lo svolgersi dei fatti e che fanno vedere come il marcio non sia prerogativa solo dei bassifondi, ma investe tutta la società. Altro elemento del film, classico del “noir”, è la prevalenza delle scene in interni e in quelle esterne la predominanza dei notturni.
In conclusione il film, pur con i pregi della regia e delle interpretazioni, in particolare quelle di Dick Powell e Claire Trevor, trovo che risenta degli anni un po’ per l’eccessiva complessità della trama che ne rallenta il ritmo, specie nel finale, un po' per i lunghi dialoghi, sebbene necessari a chiarire l’andamento dei fatti.
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