Regia di Edward Dmytryk vedi scheda film
Un Marlowe (Dick Powell) che non ha nulla da invidiare a quello interpretato successivamente da Bogart in The big sleep. Infatti, il Marlowe di questo Murder, my sweet! risulta più "umanizzato" e meno "superuomo" di quello bogartiano. L'aria è sempre strafottente, ma più controllata. Questo detective privato, ben interpretato da Powell, ha sì maniere spicciole sia con i clienti che con le donne, ma non appare sempre invincibile come quello interpretato da Bogart a cui qualunque donna cade ai piedi solo con lo sguardo.
L'ombra del passato si poggia su una sceneggiatura intricata, ma a mio avviso non labirintica come quella de Il grande sonno. La matassa si aggroviglia, ma poco a poco tutti i nodi vengono al pettine senza arrovellamenti cerebrali.
Per ultimo, ma non per importanza, l'impianto visivo composto da Dmytryk raggiunge livelli eccelsi con una fotografia nerissima di taglio espressionista che sin dai primi chiaroscuri conferisce all'inquadratura un'atmosfera cupa e ambigua. Il marciume che sprigionano i noir anni '40 si conficca nei polmoni e non ti lascia più respirare.
La mdp si muove, si dimena....delira in un'estasi in nero....
In conclusione, il primo Marlowe sullo schermo, Murder, my sweet!, non è inferiore al primo (buonissimo) Marlowe di successo, The big sleep.
Da considerare maggiormente!
8
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