Regia di James Marsh vedi scheda film
Secondo capitolo, nuovo contesto temporale. Siamo nel 1980, sei anni dopo i drammatici avvenimenti che chiudevano il bel film di Julian Jarrold. Altri tempi, stessa merda. Lo squartatore dello Yorkshire imperversa indisturbato, la legge continua a crogiolarsi nel vizio e nella corruzione. Da "fuori" arriva un nuovo investigatore, gli viene richiesto di fare chiarezza sugli omicidi del maniaco ma qualcosa continua a non tornare. I demoni del passato diventano incubi del presente ed i morti cominciano a riaffiorare man mano che il nuovo "prescelto" s'avvicina all'indicibile verità. Avvicendamento dietro la macchina da presa e premesse mantenute, perlomeno nel contesto della trilogia Red Riding. Rapisce e spiazza di meno il film dell'interessante James Marsh ma mantiene intatte le peculiarità narrative dell'opera di David Peace. La struttura investigativa è la medesima, il marcio che affiora altrettanto disturbante. Ancora una volta, la parola d'ordine è insabbiare. A qualunque costo. La regia è sicura, sa esattamente dove vuole andare a parare e nonostante un rapporto di definizione tornato ad un più convenzionale 2,35:1, continua ad offrire immagini cinematograficamente valide come quella di due cammini che si dividono ripresi rigorosamente dall'alto o come la profonda e degradata periferia popolata da bambini che sembrano usciti fuori dalle pagine di Golding. Bambini che inquietano, che continuano a morire ancor prima di venire al mondo. Tematica ricorrente, quella della morte infantile, qui ripresa assieme alla figura dell'antieroe condannato che trova ulteriore e perfetta incarnazione nell'apparentemente spaesato Paddy Considine. Acqua cheta di bruciante determinazione. Ed ora attendiamo l'epilogo del 1983.
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