Regia di Anand Tucker vedi scheda film
"Al Nord! Dove noi facciamo quello che vogliamo!"
Capitolo finale.
Un prologo da gangster movie ci riporta dritti agli avvenimenti del '74, dritti alle radici del male. Molti personaggi sono morti ma altrettanti sono sopravvissuti e vengono alla luce dalle retrovie prendendo il posto di protagonista. È il caso di Maurice Jobson (un intenso ed efficace David Morrissey), sbirro contaminato che dentro di sé conosce la verità sin dall'inizio ma che non è in grado né di accettare né di conviverci. Meglio rimuovere, meglio insabbiare. Quale posto migliore del marcissimo Yorkshire? Il senso di colpa però è una brutta bestia e la scomparsa di un'altra bambina è la scintilla che accende la miccia della reazione. Della resa dei conti. "Finisce qui, finisce adesso", è il momento di quadrare il cerchio, di mostrare l'inconfessabile. Tonalità intensamente opache, flashback - sotto quei bellissimi tappeti- indizi sparsi, primi piani rivelatori, capri espiatori, carrellate in soggettiva. Anand Tucker lavora di fino nonostante il suo sia il film meno indipendente della saga, un "Amabili resti" proletario e senza paranormale, disgustoso ma puro di cuore proprio come alcuni dei suoi personaggi. La giusta conclusione di una saga pessimista e disturbante in cui ognuno, a suo modo, è carnefice di qualcun'altro. Fatta eccezione per i bambini, loro sono l'unica metafora d'innocenza presente nell'intera opera, un lieve raggio di luce in un buio indistricabile fatto di violenza e corruzione. Discreto lo sviluppo narrativo, sufficientemente chiaro ed efficace nel tirare le fila di una vicenda corale che coinvolge un intero stato. Buono il livello di tensione e la prova del cast in cui si aggiunge Mark Addy. Fotografia e musiche rimangono su un livello d'eccellenza e l'operazione "Red riding" si archivia come una delle più interessanti e riuscite produzioni televisive viste di recente. Come scritto all'inizio del viaggio: cinema per il piccolo schermo.
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