Regia di Hal Ashby vedi scheda film
Satira in punta di piedi sui paradossi mediatici e politici della società statunitense, nonchè memorabile commiato del grande Peter Sellers, "Oltre il giardino" è servito da una regia che vanta la firma inconfondibile di Hal Ashby, che dosa humour, tenerezza, farsa e malinconia con un bilanciere calibrato al millesimo, un manuale di "dosaggio toni" di cui purtroppo, nella straccivendola Hollywood di oggi, si sono quasi perse le tracce (eccezion fatta per Payne, forse il vero erede a distanza della "malincommedia" ashby-iana). Un tocco garbato, in linea con lo svagato candore di Chance Giardiniere, che nel percorso attoriale di Sellers rappresenta una sorta di aggiornamento crepuscolare del catastrofismo anarcoide del Hrundi Bakshi, indimenticato sabotatore dell'Hollywood Party. Più precisamente, se Bakshi distrugge i set, le ville e la cattiva coscienza del jet set hollywoodiano nel capolavoro di Blake Edwards, Chance invece, per paradosso, nel suo innocente e inconsapevole sbeffeggiamento del Sistema America mette sì alla berlina politici, industriali e giornalisti, ma questi riescono ogni volta a sfruttare a loro favore il potenziale sottilmente eversivo di questo "outcast" fino ad ipotizzarlo Presidente degli Stati Uniti! Se quindi nel '68 di Hollywood Party, l'utopia di una distruzione rigenerante, festosa e surreale, era ancora viva, una decade più tardi il tono si fa invece rassegnato: il Sistema ha purtroppo imparato ad assorbire le sue mine vaganti. Film amaro, la cui premeditata e compassata "stanchezza" è espressa anche dai numerosi tempi dilatati, riempiti solo dalle immagini televisive di uno zapping ossessivo, che deraglia più volte il racconto verso la contemplazione di un mondo fasullo, fatto tutto di immagini artificiali che piano piano prendono il posto della realtà sociale: in fondo, "Oltre il giardino" è un diventente ma triste apologo sulla TV come mittente e destinatario di qualsiasi messaggio, paradigma di una comunicazione manipolata, immane fabbrica del falso, edificata su di un linguaggio allusivo. A fianco a Sellers, una buona schiera di spalle, fra cui una meravigliosa, sexy e afflitta Shirley McLaine.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Peter Sellers....che dire...inarrivabile...l'ultima sua grande interpretazione. Manca oggi (tremendamente) un attore di tale bravura. Il film? Straordinario. Un saluto. Lorenzo.
Concordo con Lorenzo, mancano attori così e film di questa grandezza. grazie e bravo!
Concordo: un Ashby partcolarmente sensibile e discreto... un Peter Sellers ispiratissimo che raggiunge l'apice della sua luminosissima carriera appena un anno prima di concludere la sua vita terrena, un ottimo romamzo di partenza in cui il suo autore (Jerzy Kosinski) riflette in Chance il suo io profondo, i suoi smarrimenti e le sue speranze ripartendo (indirettamente) dalla propria angosciosa esperienza di esule: "l'interesse dell'atteggiamento di Kosinski, perfettamente accoppiato alla regia attentissima di Ashby e alle straordinarie qualità 'anti-istrioniche' di Sellers, nasce da quel tono originale di fiaba fantastica che oscilla fra il sorriso e l'ironia mantenendo intorno alla vicenda e ai personaggi una zona di mistero che costituisce la qualità più sicura del film". (Christian Vivviani). Spostando poi l'azione da New York alla capitale, sì è avuto anche la straordinaria intuizione (lo mise in evidenza a suo tempo anche il "New York Times") di accentuare la potenza della satira politica contenuta nel messaggio.
Un Peter Sellers straordinario e un peccato che anche stavolta fu snobbato dall'Academy alla fine della sua carriera. Ciao Ed bravo come sempre
grazie a tutti...Sellers è uno dei miei attori del cuore, indubbiamente...e concordo con l'annotazione di @spopola: l'ambientazione a Washington DC è stata una scelta azzeccata...ciao!
Commenta