Regia di Ol Parker vedi scheda film
Malattia, per giunta giovanile e terminale, e sentimento, amplificato dal poco tempo che rimane e le necessità di vivere nuove esperienze, due “main themes” che insieme richiedono un’attenzione che spesso rimane intrappolata nelle trappole più ovvie.
Ed Ol Parker ci cade dentro spesso e volentieri.
Tessa (Dakota Fanning) è un’adolescente da tempo in lotta con la leucemia che decide di interrompere le cure per poter vivere pienamente il lasso temporale che la divide dalla morte.
Ha una lista di cose da fare assolutamente, intorno a lei il clima è pesante a partire dai suoi genitori (Paddy Considine e Olivia Williams) separati, poi conosce il suo nuovo vicino di casa Adam (Jeremy Irvine) e con lui riesce a trovare ciò che più cercava.
Ma il tempo non ammette deroghe.
I patti sono fin da subito chiari, se il tessuto adolescenziale non può che prevedere quelle leggerezze tipiche di un’età di forte transizione, il malloppo si fa tremendamente pesante non tanto per la malattia, ineludibile e drammatica, quanto per le derive romantiche che poggiano su di una costruzione debole che in antitesi a questo furoreggia in eccessi (uno su tutti, la cittadina ricoperta di graffiti col nome della giovane con enfatiche frasi al seguito) che non concedono spazio a sentite riflessioni.
Ecco il bravo ragazzo della porta accanto (che però mostra la mancanza più clamorosa del mondo, giusto per dar vita ad un diverbio), la lista di cose da fare prima di morire (e poi, come lei stessa dice “non sono così pazza da fare il bagno nuda”), due genitori agli antipodi per come si comportano con Tessa, diversamente erronei come può capitare (forse un po’ troppo) con tante bucce di banana disseminate clamorosamente; affrontare la questione di petto è un’idea che mette la vita al cospetto della morte, ma senza quell’attenzione che ad ogni modo non è possibile omettere si finisce con il creare uno squilibrio evidente.
Solo alcune sporadiche escursioni, con ritorno di utilità sentimentale, tra il mare di notte, un bosco, la neve che cambia il panorama (insomma, un po’ di tutto) offrono qualche tono più riuscito, ma senza comunque manifestare espressioni particolarmente talentuose.
In questo modo anche il buon cast finisce con l’essere mal in arnese; apprezzabile l’impegno di Dakota Fanning, almeno nelle poche scene salvabili, Paddy Considine e Olivia Williams garantiscono una professionalità tutt’altro che spremuta, Kaya Scodelario mostra un po’ di spirito ribelle e Jeremy Irvine è un vero disastro, con la scusante che il personaggio fa acqua da tutte le parti.
Alla fine, se è impossibile negare a qualche lacrima di scendere (sì, comunque succede), è predominante l’irritazione per la leggerezza con la quale troppe dinamiche vengono proposte e le scusanti di rito (il mondo giovanile) possono essere solo parziali, mentre il vero problema risiede a monte di tutto divenendo insormontabile.
Arduo da digerire.
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