Regia di David O. Russell vedi scheda film
Una frantumata odissea di due dolcissimi squilibrati mentali maltrattati da diverse vicissitudini di vita e costretti a rifare i conti con la propria malconcia esistenza. Ecco in soldoni la traccia della storia, condita da familiari più o meno accudenti ed accondiscendenti e spesso non meno eccentrici dei protagonisti.
Si parte col prendere in consegna personalità destrutturate, afflitte da bipolarismo provocato da trauma, per seguire un affrescato percorso di ricomponimento del puzzle.
Nei fragili panni dei protagonisti, Bradley Cooper giganteggia con quella faccetta chirurgicamente a proprio agio tra scatti imbarazzanti e pacate riflessioni, Jennifer Lawrence ammalia con la sua delicata sfacciataggine, quel suo sfogliare senza pudore le proprie debolezze di fronte al mondo per farne un cardine di rinascita, De Niro risorge prepotentemente con dannata efficienza tra fisse e compulsioni varie in un ruolo di (dis)accordo ed impervio collaudo di sentimenti inespressi.
Ci lasciamo affabilmente irretire dagli innumerevoli corto circuiti che la coppia sgrana a ripetizione nel tentativo di farsi (ri)accogliere nel mondo normale, che poi tanto normale non è, sembra ammonire David O.Russell, e facciamo gioiosamente il tifo rimanendo un velo scottati dal finale che impatta, spudoratamente, risaputi cliché hollywoodiani.
In fondo doveva trattarsi di un elogio al non mollare mai, che (di)mostrasse la capacità di estrapolare la giusta spinta per sopravvivere allo tsunami delle contrarietà, insomma, ci stava affascinando parecchio quel lato positivo.
Non avevamo affatto bisogno che in un Gran Finale quadrassero anche tutti gli altri, di lati, sciupando lievemente gli sfidanti e complessi preamboli...
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