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Il lato positivo

Regia di David O. Russell vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Il lato positivo

di alan smithee
8 stelle

La visione strenuamente possibilista, e dunque incorreggibilmente ottimista della vita è spesso un’arma di difesa che nasconde un profondo disagio e una devastante insicurezza, frutto di esperienze angoscianti o shock che purtroppo spesso tutti noi incontriamo nelle tribolazioni di tutti i giorni.
Il pensiero positivo è indubbiamente il rifugio ovattato che ha permesso al nostro protagonista Pat di superare il periodo di ricovero in una clinica psichiatrica, che a sua volta ha fatto seguito al raptus che lo colse nello scoprire l’adorata moglie in flagranza di tradimento con un insignificante (almeno fisicamente) amante di passaggio.
Il giovane peraltro ormai da tempo svia cure e medicinali e trascura terapie di gruppo per guarirsi con la volontà del proprio pensiero e la predisposizione a tentare con ogni mezzo e strategia di farsi riaccogliere fra le braccia della giovane moglie, nonostante tutto amata e venerata se possibile ancora più di prima.
Prelevato dalla clinica prima del tempo da una madre premurosa e fin troppo accondiscendente, e tornato dunque a vivere suo malgrado nella casa dei genitori, Pat si trova a superare con una certa disinvoltura l’amara convinzione (divenuta certezza in modo inequivocabile) di ricoprire il ruolo del figlio di riserva (la posizione dei ritratti dei due figli in casa dei genitori è tristemente e insieme comicamente lo specchio dell’evidenza di questo status), e si predispone ad una vita di letture di noti classici d’autore che a suo tempo la consorte lo esortava ad affrontare e di recupero della propria prestanza fisica, intrapreso mediante lunghi allenamenti di corsa, rivestito simpaticamente di corvini sacchi di plastica in modo da favorire una adeguata sudorazione. Durante queste faticose sessioni sportive, il ragazzo incrocia e approfondisce la conoscenza con una bizzarra giovane e bellissima ragazza, Tiffany, che riscopre vittima pure lei di ancor più drammatiche vicissitudini familiari.
Tra i due bizzarri ed impulsivi giovani nasce un’intesa e una intimità che procederà tra alti e bassi, dove momenti di complice intensità vengono interrotti da rissosità irrefrenabili fuori luogo ed eccessive; entrambi i contrastanti sentimenti contribuiranno tuttavia a far nascere tra i due un nuovo e più profondo rapporto che li farà superare le reciproche problematiche di adattamento ed accettazione di se stessi. Le sorti ed i destini di due persone e delle persone che li amano e li circondano confluiranno tutti in un’unica clamorosa scadenza, dove una duplice scommessa ardita su un risultato di una partita di football e una poco meno che improvvisata partecipazione ad una ambiziosa gara di ballo da superare con un voto complessivo sopra il 5, decideranno esiti ben più complessi di quelli più tradizionalmente e limitatamente economici che caratterizzano l’abituale attività quotidiana del bizzarro genitore di Pat.
Commedia riuscita e generosa, sceneggiata a puntino per garantire un evolversi brillante, drammatico, ma pure divertente grazie ad una coppia di interpreti che coniugano, nel mix più saggiamente dosato, bellezza ed intensità espressiva e meritano appieno le nomination agli Oscar ottenute.
Impossibile non citare tra i molti pregi del film la preziosa presenza, nel ruolo dei talvolta disarmanti, disorganizzati, ma così umani genitori, di una fantastica Jacki Weaver (vista e da allora mai dimenticata nel teso e riuscitissimo thriller familiare Animal Kingdom) e di un generoso Robert De Niro nel ruolo del genitore distratto, opportunista, giocatore d’azzardo e redditiere sulle spalle di chi lavora (dirige o meglio riscuote i proventi di un ristorante di   cui si disinteressa completamente e li sperpera in scommesse azzardate utilizzando il figlio Pat unicamente come provvidenziale portafortuna). In gran forma anche fisicamente e prendendosi pure un po’ gioco di se stesso e delle note smorfie che da oltre quarant’anni hanno costituito la sua inimitabilità e la sua irraggiungibile grandezza, l’attore abbandona finalmente i terrificanti e poco consoni alla sua statura ruoli leggeri alla “Ti presento i miei, mi presenti i tuoi ecc. ecc.” e raggiunge vette da tempo nemmeno avvicinate nella superba emozionante scena del rimorso sulle spalle del figlio problematico. Le sue lacrime non sono mai apparse da tanto tempo come in questo splendido frangente così vere e genuine, e ad esse è quasi impossibile che non segua almeno un tenue luccicore da parte di noi vulnerabili spettatori, inesorabilmente e appropriatamente avvinti da una vicenda che scalda il cuore di sentimenti genuini e schietti ed irresistibilmente contagiosi.  

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