Regia di Shinsuke Sato vedi scheda film
Se qualcuno pensasse che solo a Hollywood stanno recuperando fumetti d'annata per avviare un filone supereroistico, Gantz è uno dei motivi per i quali dovrà ricredersi.
Tratto da un manga omonimo di Hiroya Oku e trovata fertile sponda in una serie televisiva di 26 episodi, il film di Shinsuke Sato non sembra voler staccarsi molto dai clichet imperanti nel filone hollywoodiano che ci sta snocciolando supereroi da fumetto uno dietro l'altro.
C'è un'evoluzione praticamente nulla dei personaggi ( a parte forse quello di Kei Kurono che subisce una sorta di trasformazione durante il film), la loro caratterizzazione piuttosto grezza stride con la cura maniacale degli scenari e delle coreografie dei combattimenti, sono poco chiari alcuni passaggi(che probabilmente per l'esigenza di comprimere la storia in un film sono stati bypassati) che legano l'infanzia di Kei Kurono a quella del suo amico fraterno di una volta Masaru Kato che ha trascorso parte della sua vita in riformatorio, sono volutamente oscure la genesi e il funzionamento di Gantz, oltre che le motivazioni che lo spingono a reclutare uomini sul limitare tra la vita e la morte per combattere alieni in una dimensione alternativa.
Allora perchè mi è piaciuto Gantz?
Forse perchè a volte è necessario mettere il cervello in pausa e guardare qualcosa che non stimoli più di tanto la massa grigia, oppure perchè ci sono sequenze di combattimento coreografate alla grande inserite in scenari assolutamente convicenti per come appagano l'occhio, o forse anche perchè la sua struttura che riprende un videogame strutturato su quadri successivi sempre più difficili da superare ,suscita una certa curiosità.
Il target è dichiaratamente adolescenziale ma sotto questo punto di vista sorge qualche perplessità perchè c'è una dose cospicua di gore nei combattimenti che lo fa somigliare decisamente a un horror.
Decisamente accattivante quella sfera nera metallizzata al centro della stanza dove vengono riuniti coloro prelevati sul punto di morte: misteriosa ed enigmatica come poteva essere il monolito nero di Kubrick ma che ricorda alla lontana anche i Rovers, i palloni grigi che inseguivano ed inglobavano coloro che cercavano di fuggire dal villaggio nella serie tv britannica anni '60 Il prigioniero con Patrick McGoohan protagonista.
Gantz ha inoltre un carattere interlocutorio, sembra di fatto un'introduzione al sequel realizzato quasi in contemporanea e uscito nelle sale giapponesi appena due mesi dopo il primo.
E' di fatto assente un finale vero e proprio perchè viene lasciato tutto in sospeso con quella punta di suspense per far accorrere al cinema gli spettatori anche per il capitolo successivo.
Dal punto di vista degli effetti speciali siamo a livelli altissimi,non molto lontani dall'eccellenza hollywoodiana, c'è un utilizzo intelligente della computer grafica che fa da contrappunto a effetti visivi e meccanici piuttosto naif.
Sono ricchi di glamour i due protagonisti Kei Kurono (Kazuhari Ninomiya), una sorta di Spiderman meno nerd quando non indossa la sua tutina nera, e Masaru Kato(Ken'ichi Matsuyama) che incarna alla perfezione il clichet del bel tenebroso.
I loro contrasti e l'evoluzione dei loro rapporti in rispetto al loro passato sono il fil rouge che percorre trasversalmente il film.
Ottimo successo al box office nipponico ,Gantz è un film che manifesta più di una debolezza per i puristi del manga o per gli spettatori più smaliziati.
Ma è decisamente divertente, fa passare molto velocemente le due ore senza starci tanto a pensare: è per questo che forse quattro stelle sono eccessive ma tre stelle sono decisamente poche.
Se il cinema è intrattenimento,Gantz è perfetto.
dirige il traffico senza fare troppi danni
convincente
bravo
notevole
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