Regia di Daniel Espinosa vedi scheda film
Questa volta Hollywood ha pescato bene con il poliglotta regista Daniel Espinosa, nazionalità svedese origine cilena, che alla prima esperienza in terra americana da vita a un action thriller per buona parte avvincente, con qualche faciloneria al seguito, ma soprattutto tante scelte azzeccate.
La vita dell’agente CIA Matt Weston (Ryan Reynolds) nella safe house che custodisce a Città del Capo procede fin troppo tranquilla, ma quando vi viene portato Tobin Frost (Denzel Washington), catturato dopo una decennale latitanza, si ritrova nel bel mezzo di una vera e propria caccia all’uomo.
Infatti, la base viene presa d’assalto, solo lui riesce a fuggire con Tobin e dovrà guardarsi le spalle, non solo dal manipolo di uomini che li braccano senza tregua, ma anche dalle falle presenti all’interno dell’intelligence americana, dove qualcuno sta giocando sporco e vuole insabbiare ciò che Tobin potrebbe rivelare al mondo.
Action thriller incisivo, scritto da David Guggenheim e sviluppato da Daniel Espinosa con una buona dose di realismo e un equilibrio tra trama, spettacolo e profondità dei personaggi che raramente si trova in prodotti ad alto budget.
In prima fila, troviamo i classici movimenti tipici del gioco del gatto col topo, il confronto tra vecchio (disincantato) e nuovo (volitivo), tra imperturbabilità e agitazione, tutte caratteristiche che si fondono nel legame creato tra i due protagonisti principali e nel suo personaggio Denzel Washington può fornire l’ennesima prova di istrionismo di classe.
In più, a rinvigorire la suspense di quanto accade sul campo alle spalle (e poi in mezzo) c’è il gioco sporco con sospetti e traditori che si muovono nei piani alti, anche da qui con il dubbio di capire chi sta dalla parte giusta e chi no (tutt’altro che impossibile da decifrare, ma le carte vengono comunque sparigliate appena possibile).
Elementi che si compenetrano attraverso un ritmo contagioso, tra inseguimenti alla Fast and furious - la scena della prima fuga è elettrizzante - e combattimenti corpo a corpo feroci (spettacolare quello tra Ryan Reynolds e Joel “RoboCop” Kinnaman), sfruttando una location diversificata come Città del Capo, magnificamente ripresa tra scenari da cartolina mozzafiato, le zone più turistiche ed avanzate, i bassifondi (a tal riguardo nel bluray si trova il making of di questa parte e lo spirito di collaborazione con la popolazione locale fa meritare un punto in più all’attenta produzione e alla disponibilità di Denzel Washington) e la tenuta immersa nel nulla che ospita il prefinale.
Una storia sostanzialmente ben modellata, che perde un po’ di compattenza nella seconda parte, qualche volta infatti si tira un po’ troppo la corda, che però non si spezza nemmeno dinnanzi a un finale che sarebbe stato più apprezzabile con l'inserimento di qualche ombra o dubbio in più.
Complessivamente, rimane un più che buono esemplare di cinema trasversale, girato senza timori di sorta e con abilità, popolato da un cast ricchissimo di vecchie volpi e giovani ruspanti e con parecchi squarci di grande cinema d’azione, ma non circoscritto a se stesso.
Incalzante e ben fatto.
Soprattutto nelle scene più movimentate, che siano esse inseguimenti, sparatorie e combattimenti, denota gran dimestichezza ed abilità, ma più in generale mostra uno spirito partecipativo che aiuta a portare buoni frutti.
Promosso con pochissime riserve.
Al cospetto di Whashington non può che soccombere, ma la partecipazione fisica è importante e ritrovarlo nei panni di un personaggio meno sbruffone del solito, almeno per buona parte, lo rende anche più simpatico di altre volte.
Discreto.
Istrionico come nelle sue migliori versioni, gigioneggia alla grande, d'altronde la classe non è acqua ed il personaggio è pane per i suoi denti.
Mattatore.
Parte secondaria interpretata con eleganza.
Sufficienza abbondante.
Vecchio volpone che senza strafare sa fornire un certo spessore al suo personaggio (non proprio limpido).
Discreto.
Non l'avevo nemmeno riconosciuto (d'altronde il tempo passa), ma nei panni dell'agente Kiefer non sfigura affatto.
Più che sufficiente.
Protagonista del "faccia a faccia" con Whashington che apre il film.
Ruolo ristretto, ma presenza efficace.
Nei panni di chi alla CIA prende le decisioni che contano sopra tutto e tutti.
Il suo volto scafato si addice alla parte, il resto è tutta esperienza.
Discreto.
Protagonista di un furioso duello "corpo a corpo" con Reynolds.
Nella fattispecie (cioè spazio limitato e poche variazioni) assolutamente a suo agio.
Niente di più di un'apparizione a dir poco fugace.
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