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Safe House - Nessuno è al sicuro

Regia di Daniel Espinosa vedi scheda film

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La recensione su Safe House - Nessuno è al sicuro

di mc 5
8 stelle

A volte mi capita di chiedermi che senso ha che ogni week-end vengano segnalate le uscite di decine di titoli di film...uscite quasi sempre copiose che poi -stringi stringi- si riducono a pochi blockbuster che occupano militarmente le nostre multisale (anche se -attenzione- non è detto che si tratti necessariamente di pellicole scadenti), mentre la maggior parte di quei titoli esce in pochissime sale e -con poche eccezioni di film legati ad una fruizione di culto- sono dunque destinati ad essere ignorati o visionati solo da pochi intimi. Questo della "visibilità" è un grosso problema che attiene ad un sistema distributivo impazzito del quale non credo riuscirò mai ad afferrare i meccanismi: ingenuamente, mi ritrovo a chiedermi il senso di investire capitali (più o meno consistenti) su un'opera che presumibilmente transiterà come una meteora in tre o quattro sale della penisola. Ma mi fermo qui perchè il tema è molto vasto e implica anche aspetti che non conosco (tipo i possibili finanziamenti statali) ma prima o poi credo che lo affronterò dopo essermi opportunamente documentato. Ecco, il film di cui andiamo a riferire appartiene invece proprio alla categoria opposta, quella di quei film che dal momento in cui entrano nel listino di una compagnia di distribuzione, si sa già che incasseranno cifre di riguardo, il che significa che sicuramente stazioneranno per almeno due o tre settimane nei primi 5 del box office. Lanciando un'occhiata sui quotidiani alle pagine riservate alle programmazioni locali, tra i titoli più roboanti figurava con evidenza la locandina di questo "Safe house", peraltro scientificamente suddivisa in due parti, ciascuna delle quali destinata ad ospitare i singoli volti dei due protagonisti, Washington e Reynolds. E quella locandina ci raccontava in pratica il film, attraverso i volti affannati e provati dei due attori, racchiudendo in una sola immagine il senso di un faticoso percorso, di una missione impossibile da portare a termine, in un action movie dai ritmi serratissimi, disseminato di inseguimenti, botte ed esplosioni. Il film è diretto e confezionato in maniera quasi ineccepibile, recitato splendidamente, e non permette allo spettatore di conoscere la noia. Voglio esagerare: uno dei migliori action thriller che ho visto negli ultimi mesi. Il mio giudizio è dunque largamente positivo. Ma c'è un "ma" che ha un suo peso e che vorrei serenamente sviscerare, prima di entrare nel merito della vicenda. Posto che il film in questione è uno spettacolo di intrattenimento che funziona alla grande, tuttavia ogni cinefilo dotato di testa pensante non si può fermare qui, e non può non abbandonarsi ad una riflessione che non implica alcun atto d'accusa ma che tende semplicemente a far emergere oggettive perplessità collegate allo specifico di questo genere cinematografico. Il problema è che gli action made in USA oggi si somigliano un pò tutti, forse troppo. Sempre il solito agente CIA doppiogiochista, il quale spesso conosce segreti dell'Organizzazione che implicano responsabilità da parte di mele marce della CIA stessa. Poi possono eventualmente aggiungersi suggestioni che evocano la guerra fredda. Insomma ormai è impresa ardua dire qualcosa di nuovo in questo ambito. Il pubblico, va detto, ancora non dà segni di cedimento e dimostra di gradire premiando questo filone, ma ciò non toglie che parecchi appassionati di cinema abbiano sottolineato questa inclinazione a reiterare meccanismi e personaggi ampiamente sfruttati. E Hollywood come corre ai ripari (ammesso che le interessi farlo)? Ricorrendo ad espedienti tecnologici che possano spettacolarizzare i nuovi prodotti, arricchendoli all'inverosimile di effetti speciali, rumori fragorosi, ma soprattutto caricando inseguimenti ed esplosioni di dettagli sempre più stupefacenti ed ansiogeni che lascino sbigottito lo spettatore in platea. D'altra parte è noto che gli sceneggiatori hollywoodiani accusano da qualche anno una crisi creativa senza precedenti la cui risoluzione appare ancora lontana. Certo che poi è sempre presente una variante che (anche se da sola non è detto che sia sufficiente) può salvare capra e cavoli: la qualità degli attori. Che è poi quella che salva clamorosamente da una deriva ordinaria questo "Safe house". Nel nostro caso, dunque, un Denzel Washington in piena forma e un Ryan Reynolds insolitamente coinvolto, sono le carte vincenti che rendono molto più che interessante il prodotto finale. Ma non soltanto i due divi: qui è una scelta generale di cast che si rivela azzeccatissima anche nei ruoli secondari, a dimostrazione di una cura oggi non così comune nel mettere in scena un action thriller. Per dire: secondo voci di corridoio, pare che (per restare in ambito squisitamente action) la ciambella non sia riuscita altrettanto col buco (anzi!) a "The double" con Richard Gere, che sta per arrivare in questi giorni in sala (e che vede all'opera l'ennesimo ex agente CIA). Al centro della vicenda troviamo qui il consueto ex agente CIA, custode di segreti che scottano, e che potrebbero inchiodare certi papaveri dell'Agenzia americana. Un altro agente, virtuoso ma ancora inesperto, viene incaricato dalla CIA di tallonare il collega e custodirlo per poi condurlo in una "safe house", vale a dire un luogo blindato dove verrà  ufficialmente messo sotto torchio nel suo ruolo di trafficante di segreti bollenti. Intorno ai due protagonisti si muovono dei misteriosi mercenari e -soprattutto- emissari e rappresentanti CIA uno più ambiguo dell'altro. Dei due divi protagonisti ho già detto, aggiungendo solo un ulteriore plauso al talento conclamato del "vecchio" Denzel e un cenno di soddisfazione per la prova convincente di Ryan Reynolds, il quale (finalmente) prova a riscattarsi da una serie di precedenti disastrosi che lo stavano condannando ad una zona grigia, professionalmente parlando. Ma a questo punto vorrei superare l'istrionismo acclarato delle due superstar. Intanto mi fa piacere esprimere apprezzamento per la partecipazione (nel ruolo di un falsario dal cuore grande e generoso) di Ruben Blades, artista davvero singolare, in quanto oltre ad essere discreto attore, e occasionalmente anche politico, è soprattutto acclamato professionista in ambito di musica latina, specializzato nel genere "salsa". Ma il vero motivo per cui il sottoscritto non rimpiange il prezzo del biglietto è il piacere senza limiti provato nel vedere recitare (peraltro quasi sempre inquadrati tutte e tre assieme) tre celebri attori che qui sfoderano una bravura entusiasmante. Si tratta dell'affascinante Vera Farmiga, del fantastico Brendan Gleeson, e del magnifico Sam Shepard. Tre attori strepitosi, qui ambigui come il copione loro richiede, che interagiscono tra loro (anche con giochi di sguardi) in maniera davvero eccellente. E le loro prove danno un senso qualitativo ad uno script che di per sè avrebbe potuto svilupparsi nel solito campionario di inseguimenti ed esplosioni. Che pure sono presenti, intendiamoci, ma per fortuna c'è anche dell'altro. Due parole conclusive sul regista, che peraltro pare nella sua Svezia sia acclamatissimo da critica e pubblico, nonchè pluripremiato; chiedo scusa per la nota stupidina, ma a me uno svedese che di cognome fa "Espinosa" fa un pò ridere...è come se un regista calabrese si chiamasse Brambilla. Concludendo. In sostanza il film è, sì, fracassone e a tratti artatamente (inutilmente?) ambiguo ed intricato, ma si fa seguire con piacere, se non altro per vedere alla prova un gruppo d'attori che sanno quello che fanno, e lo fanno decisamente bene.
Voto: 8 e 1/2

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