Regia di Manuel Giliberti vedi scheda film
Si racconta il percorso di vita, i valorila passionee i disagi delle protagoniste.Un interessante film del cosiddetto
cinema d'autore: «Un milione di giorni
»
produttore Camillo Esposito ;
attori protagonisti: Luchino Giordana
(figlio d'arte) ed Evelin Famà.
Il cast ha visto anche
Nino Frassica, Galatea Ranza, Chiara
Caselli, Piera degli Esposti, Mita Medici,
Lucia Sardo. Le musiche di Antonio di
Pofi. Il film è stato girato in Sicilia. La
fotografia è stata curata da Gianni
Cigna.La trama tratta di alcune storie di
donne in Sicilia, protagoniste di un
momento cruciale nelle loro rispettive
vite congiunte indissolubilmente a quella
del proprio uomo, e legate a quelle
delle altre protagoniste, e che si intrecciano
grazie a un anello che passa di
mano in mano attraverso i secoli, un
milione di giorni appunto. L'anello, filo
conduttore alle storie, passa da una
donna all'altra, secolo dopo secolo.
Una umanità, quelle delle
storie, che trova nelle donne un’ àncora
di salvezza. L’unica vera anima che
potrà salvare questo mondo. E la Sicilia,
come metafora. Sempre.
La Sicilia stessa è donna e madre, la sua
anima è donna. Ed è questo che si
vuole mostrare con le storie raccontate
nella sceneggiatura. Momenti a tratti
drammatici, ma spesso divertente e ricche
di comicità ed ironia.
Si racconta il percorso di vita, i valori,
la passione e soprattutto i disagi e dolori
vissuti da queste donne . A rappresentarli
sono le stesse protagoniste. Un
dramma che coinvolge donne diverse
ma accomunate dalla medesima
volontà di sperare in una condizione
migliore di vita, anche a costo di dover
sacrificare i propri affetti e desideri.
Figure femminili di “normale” straordinarietà.
Perché, come si suol dire, dietro
ogni grande personaggio, maschile,
c’è sempre una donna che spesso ha
sacrificato la propria vita per dare spazio
a un uomo.
Usare il termine grande generalizza le
capacità di una persona uomo o donna
che sia. Accade che sono, a volte, le
stesse donne che si trovano l'uomo
“sbagliato”. Come quando dietro ad una
grande donna può esserci una fila di
arrampicatori sociali e viceversa...
Certo non significa che la donna debba
asservirsi all'uomo, anzi, tutt'altro: in
teoria, quasi una sorta di binomio vincente
che farebbe bene ad entrambi. Un
uomo e una donna diventano grandi
quando si stimano reciprocamente.
Non solo dietro grandi uomini ci sono
grandi donne, se poi alla mente eccelsa
della donna si unisce quella del suo
compagno, il gioco è fatto. Da sottolineare
che la grandezza dell'uomo si
deve a che una grande donna ha
saputo fare un passo indietro purché
lui facesse una grande carriera.
Un dato statistico: circa 15 per cento
delle donne ricopre posizioni dirigenziali.
Una disparità con gli uomini
ancora troppo stridente.
Per Engels i problemi delle donne
nascono per le stesse ragioni e subiscono
le stesse forze che hanno dato
origine alla società di classe e alla
proprietà privata.
L'antropologia insegna che le donne
possono trar profitto e sviluppare, in
tal modo, le loro capacità e i loro
talenti solo in una società comunitaria
basata sull'uguaglianza sociale .
Nel film emergono indimenticabili
ritratti di donne (e di uomini) colti nel
magma interiore dei loro sentimenti o,
per dirla con Musil stesso, nella «logica
scivolosa dell'anima».
Tutti i personaggi dei racconti sono
trascinati dagli istinti, la loro coscienza
sembra avvolta da una luce ambigua
che anticipa quella del Doppio
sogno freudiano nel libro di Arthur
Schnitzler.
Doppio sogno racconta la vicenda di
due coniugi viennesi, Albertine e
Fridolin, che si ritrovano davanti alle
rispettive ambiguità.
L’uno vive colorando la realtà con le
tinte del sogno, l’altra trasformando il
sogno in realtà.
Una grande attenzione nel rappresentare
il rapporto tra i sessi che, per
certi versi, ha inaugurato la letteratura
contemporanea.
Non c'è dubbio che il regista Giliberti
conosca bene Leonardo Sciascia e
Gesualdo Bufalino, magistrali interpreti
della letteratura isolana nella
loro incessante ricerca della sicilianità.
A un'analisi attenta delle opere
dei due scrittori, ci si accorge come,
al fine di recuperare la sicilianità, essi
ricorrano frequentemente a tutta una
serie di riferimenti, analogie e concetti
di teatro, che potrebbero essere
facilmente assimilati alla tragedia
greca classica. L'analisi di tante contraddizioni
e tensioni significative è
l'oggetto principale di questa ricerca .
La Sicilia si presenta come una terra
misteriosa dove luce e lutto, allegria e
fatalismo, Eros e Thanatos, sembrano
compenetrarsi a vicenda, assumendo
un carattere cosmico e universale.
La Sicilia «offre la rappresentazione di
tanti problemi, di tante contraddizioni,
non solo italiani ma anche europei,
al punto da poter costituire la metafora
del mondo odierno».
Emergono indimenticabili ritratti
colti nel magma interiore d
ei loro sentimenti o, per dirla
con Musil stesso, nella «logica
scivolosa dell'anima»
Trama : mentre passeggia con la servetta
Concettina (Evelyn Famà) che non
esita a dileggiarlo, un duca siciliano
(Nino Frassica) racconta le storie di
donne nel giorno più significativo della
loro vita, evidenziando come sia radicata
in Sicilia la famiglia matriarcale e
quale sia il ruolo che le figure femminili
hanno avuto nel corso della storia,
spesso costrette a sacrificarsi per
lasciare spazio a un uomo. La prima
storia racconta di come Franca Florio
(Galatea Ranzi), nonostante la sua condizione
privilegiata di moglie di un
ricco industriale palermitano, si
annoiasse e fosse infelice; la seconda
ha come protagonista Costanza
d'Altavilla (Chiara Caselli), che in piena
epoca borbonica ha partorito il figlio
Federico in piazza a Jesi per dimostrare
come la sua maternità seppur tardiva
fosse autentica; nel terzo racconto,
invece, una prostituta (Giulia Golino)
che si finge modella riesce a posare per
il quadro "Seppellimento di Santa
Lucia" che Caravaggio dipinge mentre
si trova ospite di un amico a Siracusa;
la quarta vicenda, infine, ha per protagonista
una donna (Piera Degli Esposti)
che i suoi compaesani considerano
come una santa e a cui si rivolgono per
ottenere grazie divine.
La santa. Una delle tante festeggiate in
Sicilia in diverse paesi e città. Ma quelle
sante che, come si dice in Sicilia “non
sudano”, sono (e sono state) comunque
donne. E infatti la nostra Venerata non
sa staccarsi dalla realtà. Dalle passioni
quotidiane. Riscoprendo una vanità
troppo umana. Ma quella sua voglia di
festa è soltanto il desiderio per mettere
in mostra i difetti di una Sicilia
(come metafora, sempre) degli Anni
Cinquanta.
Compatibile,armoniosa e coinvolgente.
Quasi nulkla : il film appare ben integrato e temporalizzato.
La regia è di Manuel Giliberti: siracusano,
ma romano d’adozione.
Il regista è un architetto, impegnato
soprattutto nel campo del restauro e
della realizzazione di interventi di
riqualificazione di strutture ed edifici di
valore artistico.
Alla sua attività professionale affianca,
con altrettanta passione, quella di scenografo
e regista teatrale e cinematografico.
Il suo impegno ha inizio negli
anni Ottanta, in teatro.
Successivamente, dal 1995 inizia stabilmente
a lavorare nel settore cinematografico
e pubblicitario. Collabora con
registi quali Hugh Hudson (premio
Oscar per “Momenti di Gloria”),
Krystoff Zanussi, Aurelio Grimaldi,
Felice Farina, Nello Correale, Maurizio
Nichetti. Esordisce da regista con
“Giovanni falcone, i giorni della speranza”
(evento speciale nel 2002 al Festival
di Taormina).
Successivamente, nel 2006, con il film
“Lettere dalla Sicilia” vince il Globo
d’oro della Stampa estera, il premio
come miglior film al S.F. Festival di
Miami, e beneficia di numerose menzioni
e di ulteriori premi in altri festival italiani....
Dalla Sicilia sono attratto e dalla Sicilia
sono respinto. Attratto perché le sue
radici sono troppo forti, perché ha una
natura dentro che ti lega a qualcosa
che magari non esiste, è più che altro
l’idea di un modo di sentire, di essere.
Respinto perché, appunto, sono troppi i
tradimenti quotidiani, le brutture, le
miserie alle quali questa terrà è sottoposta
al punto tale da farne “altro”
rispetto a ciò che dovrebbe essere.
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